L’IA applicata al mondo del marine: prezioso tool o pericolo occulto?
Il punto di vista dei periti a confronto con gli altri stakeholders all’ultimo convengo di Aipert: le riflessioni del presidente Ignazio Arecco e del segretario Matteo Lugaro
—— COMUNICAZIONE AZIENDALE ——
Abbiamo smaltito l’adrenalina ed ora possiamo fare qualche riflessione sulla giornata trascorsa all’Acquario di Genova lo scorso 10 ottobre 2024.
Ancora una volta A.I.Per.T. è riuscita a catalizzare l’attenzione dei principali player nel mondo dei trasporti con un titolo, forse scontato per l’epoca in cui viviamo, ma per niente banale.
La prima riflessione riguarda l’affluenza.
Non era mai accaduto, neanche nei primi convegni di 25 anni fa, che A.I.Per.T. riuscisse a raccogliere 290 iscritti ad un evento. Analogamente, non è mai accaduto che, nonostante la durata del convegno (una giornata intera), al pomeriggio la sala fosse ancora pressoché piena. Come abbiamo appena scritto, il titolo, che poteva essere scontato, ma certamente non era banale, ci ha aiutati a trovare il consenso che cercavamo. Dobbiamo condividere il merito di questa idea con i colleghi Paolo Gianetta e Luca Mangini che dall’inizio hanno contribuito a sviluppare il filo conduttore della giornata.
Noi tutti pensiamo all’IA come ad uno strumento grazie al quale sia possibile lavorare meno, risparmiare tempo e, dunque, dedicare maggiori risorse ad altri aspetti della nostra professione o, meglio ancora, della nostra vita. Inoltre, pensiamo che l’IA sia uno strumento infallibile che ci risolverà tutti i problemi della nostra vita professionale.
Nel corso della giornata, abbiamo capito che non è così. Non v’è dubbio che l’IA possa essere utilizzata per ottimizzare i lavori ripetitivi o che richiedono la processazione di un largo numero di informazioni e dati. Ma anche questa attività, per quanto sia banale, richiede comunque un input “umano” dotato della consapevolezza di ciò che si sta facendo, ma soprattutto che sia in grado di dare letture oggettive ai risultati ottenuti.
Abbiamo capito che l’IA è programmata per fornire sempre una risposta, ma altrettanto abbiamo dimostrato che queste risposte possono essere errate o quanto meno dubbie. È facile comprendere che se questi risultati (sbagliati) sono letti da professionisti che non conoscono il problema, il prodotto che ne deriva porta indubbiamente ad errori che potrebbero essere anche grossolani.
I colleghi Cedolini e Lumbaca hanno dimostrato con i loro interventi, quanto possano essere fuorvianti le risposte che fornisce l’IA, se, a monte, non c’è la professionalità umana che, grazie alla preparazione e all’esperienza, è in grado di selezionare le risposte, scartare quelle errate ed approfondire il problema.
L’IA legge dei numeri e processa dati. Come ha dimostrato il prof De Giorgio, l’IA è perfettamente in grado di capire se due colori che all’occhio umano sono uguali, siano effettivamente uguali oppure abbiano sfumature differenti. Questo è possibile perché l’IA non vede il colore, ma vede il numero che corrisponde alla sua lunghezza d’onda.
Il bello del cervello umano, che poi è ciò che rende bella anche la nostra professione, è che non sempre ragiona in maniera logica, anzi forse quasi mai ed è proprio quando esce dagli schemi che può mettere in difficoltà l’IA.
L’esempio fatto sempre dal prof De Giorgio parlando della sfida a scacchi tra il campione del mondo Kasparov e il computer Deep Blue (progettato solo per quella partita a scacchi), dimostra l’assunto precedente. Uscendo dagli schemi delle consuete aperture di una partita a scacchi, Kasparov ha battuto Deep Blue.
Altri aspetti dell’utilizzo massivo dell’IA impattano la responsabilità di chi accumula i dati e li immette nella rete, magari inconsapevolmente. Pensiamo, per esempio, ad una banale attività di traduzione di un testo eseguita con l’IA. Nel momento in cui noi diamo il testo in pasto all’IA, questa lo immette nella rete web e da quel momento quelle informazioni possono essere fruite da chiunque stia facendo una ricerca in rete.
Il tema della conservazione e protezione delle informazioni che si immettono in rete è importantissimo. Dobbiamo essere consapevoli che l’utilizzo di determinati canali che utilizza l’IA mette a rischio la riservatezza dei dati che immettiamo nel web.
Per tornare alla domanda che ci siamo posti per questo convegno a proposito dell’IA, “prezioso tool o pericolo occulto?”, le risposte possono essere più articolate di quanto non ci si potesse aspettare prima di questa giornata e, forse, una vera e propria risposta a questa domanda per il momento non l’abbiamo ancora.
Ciò che, per il momento, fa si che la professione del Perito Trasporti sia non sostituibile dall’IA è rappresentato da tutto ciò che può rientrare nella sfera istintiva dell’uomo.
Lo sappiamo, soprattutto coloro che hanno maggiore esperienza molto spesso sono portati a fidarsi del proprio istinto, delle sensazioni che percepiscono durante l’ispezione, dell’empatia che si crea con le altre parti coinvolte.
Questo approccio dell’intelligenza umana ai problemi non può in nessun modo essere rimpiazzato dall’IA, la quale ragiona per numeri e per logica, ma non per sentimenti.
La giornata del convegno è sicuramente stata molto utile proprio a comprendere questo diverso approccio ai problemi.
Anche la separazione tra la prima parte e la seconda parte dei lavori è stata una dimostrazione, a nostro avviso molto chiara, di questo diverso approccio.
Se c’è la necessità di ordinare dei numeri, o se si deve calcolare la rotta di una nave affinché raggiunga il porto di destinazione nel minor tempo possibile tenendo conto delle variabili che possono intervenire durante il viaggio, non v’è dubbio che l’IA sia uno strumento utilissimo.
Al contrario, se si deve ispezionare, valutare e negoziare un danno si devono applicare criteri di buon senso che non possono tenere conto di ragionamenti razionali, ma soprattutto non possono essere ingabbiati in percorsi logici. Semplicemente, l’Intelligenza Umana è in grado di uscire da questi schemi grazie a sensazioni istintive e poco logiche.
Quindi la giornata ci ha fatto comprendere che l’IA può essere considerata un prezioso tool, ma noi aggiungiamo che i pericoli occulti che si celano dietro l’utilizzo massivo di questo strumento sono molteplici.
Non pensiamo all’estinzione della figura del Perito Trasporti, perché abbiamo compreso che l’apporto dell’Intelligenza Umana è unico ed è quello che fa la differenza, ma piuttosto pensiamo al rischio di affrontare le questioni in maniera sempre più superficiale senza i dovuti approfondimenti.
Non possiamo fermarci alla prima risposta e questo lo abbiamo capito. Forse il vero pericolo (non sappiamo fino a che punto sia occulto) è quello della velocità delle risposte e dei tempi di reazione che ci richiede il mercato.
Il vero rischio è che questi tempi di reazione ci portino ad essere superficiali fornendo risposte non corrette o, magari, semplicemente non pertinenti con il cotesto del caso.
Volendo fare un bilancio finale, noi pensiamo che l’IA sia più un prezioso tool piuttosto che un pericolo occulto, ma che, come tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione, dobbiamo saperli utilizzare nel modo corretto e soprattutto dobbiamo saperli leggere correttamente senza lasciarci pervadere dal senso di onniscienza che, per altro, è un’altra delle caratteristiche (di cui vorremmo fare a meno) dell’Intelligenza Umana.
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