Terminalisti, imprese portuali e Adsp chiedono al Governo agevolazioni sul personale
Proposto al governo un pacchetto di emendamenti alla finanziaria per incentivare e sovvenzionare formazione e prepensionamenti
Le associazioni datoriali firmatarie del Contratto nazionale di lavoro dei porti hanno proposto congiuntamente un pacchetto di emendamenti alla Legge di Bilancio recentemente avviata dal Governo al suo iter parlamentare.
Materia comune degli emendamenti è infatti il lavoro portuale.
Il primo riguarda il “bonus formazione” introdotto con la finanziaria 2023 e prende le mosse dal fallimento del primo anno di attivazione (il 2023) in attesa di capire come sia andato il secondo. Ancip, Assiterminal, Assologistica, Assoporti, Uniport propongono di ridurre la dotazione annua (da 3 a 2 milioni) ma allungare la vigenza al 2027 del contributo alle imprese portuali per la formazione del personale, rivedendo alcune modalità operative. In particolare si alzano i massimali delle tre categorie previste (bonus per patenti di guida, sviluppo di modelli gestionali, riqualificazione professionale a fini di mantenimento occupazionale) e si ritoccano alcuni dettagli: un singolo dipendente potrebbe ora avere diritto anche a più di un bonus in caso di differenti abilitazioni di guida e la riqualificazione potrebbe essere sovvenzionata anche di fronte a processi legati a transizione energetica e sostenibilità ambientale oltre che di automazione e digitalizzazione.
Il secondo emendamento è volto ad allargare la platea dei lavori considerati usuranti ai termini di legge – qualifica che permette l’accesso al pensionamento con requisiti agevolati rispetto a quelli previsti per la generalità dei lavoratori dipendenti – a “conducenti di veicoli pesanti utilizzati nella movimentazione e traslazione dei carichi nell’ambito delle operazioni portuali” e “lavoratori portuali svolgenti le seguenti mansioni: gruista; addetto a rizzaggio e derizzaggio; polivalente”. Si prevede in questo caso un onere per le casse pubbliche di 1,5 milioni di euro.
La terza modifica si propone di blindare, per così dire, le risorse con cui le Autorità di sistema portuale oggi possono contribuire a un fondo per il finanziamento di misure di incentivazione al pensionamento anticipato per i lavoratori dipendenti di terminal, imprese portuali e stazioni marittime (l’1% delle entrate proprie derivanti dal gettito delle tasse sulle merci imbarcate e sbarcate), nonché di passarne la gestione all’Inps onde facilitarne l’utilizzo.
A.M.
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