Dal Mase doccia fredda per Stazioni Marittime di Genova e ritardi per la diga
Decretata l’inottemperanza di alcune condizioni ambientali preliminari ai lavori di ampliamento di Ponte dei Mille Levante, a rischio anche per la stagione 2025
Il rischio fino a poche settimane fa solo ipotetico appare sempre più una concreta possibilità: le condizioni ante operam ai lavori di ampliamento di Ponte dei Mille nel porto di Genova non sono state ottemperate e la conclusione lavori, programmata per giugno 2025, rischia così di slittare privando il terminal crociere anche per la prossima stagione dell’accosto di Levante.
Lo ha decretato la Commissione tecnica per le Valutazioni di impatto ambientale del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, che, come raccontato a ottobre da SHIPPING ITALY, ha tratto le conclusioni del lavoro di verifica degli enti locali delle condizioni preliminari cui il progetto di potenziamento del terminal crociere genovese, presentato dalla locale Autorità di sistema portuale e affidato all’accoppiata Technital-Fincosit (progettista ed esecutore), avrebbe dovuto assolvere per il via ai lavori.
Come anticipato dal nostro giornale le criticità principali riguardano cold ironing e materiali di risulta. Nel primo caso non è risultata documentata la richiesta sincronizzazione dei lavori sull’accosto di levante di Ponte dei Mille con il cantiere di elettrificazione delle banchine del compendio (“la documentazione inviata non consente di conoscere tempistiche chiare e definite dell’intervento di elettrificazione delle banchine del Terminal Crociere e Traghetti di Genova”), mentre quanto al secondo “non è ancora stato individuato né concordato con il Comune di Genova il possibile destino del materiale oggetto di scavi”.
Non sarebbe problematica, secondo il Mase, la discrepanza rilevata dalla Regione nelle caratterizzazioni di tale materiale, mentre altre condizioni sono state valutate come condizionatamente ottemperabili o come ottemperabili in step successivi. Ad ogni modo la non ottemperanza delle suddette previsioni costringerà l’Adsp a ripetere la procedura, con conseguente slittamento di almeno un paio di mesi dell’intero iter, il cui termine l’ente stesso aveva previsto per giugno 2025.
“Non voglio polemizzare ma per L’Autorità sembrava tutto a posto” ha commentato a caldo Edoardo Monzani, presidente di Stazioni Marittime. “Evidentemente qualcosa deve essere ancora messo a punto e mi sembra di aver capito che necessita un accordo con il Comune. Non un bel momento visto che siamo praticamente in campagna elettorale (il sindaco Marco Bucci è appena stato nominato presidente della Regione Liguria, sicché si dovrà eleggere nel 2025 il nuovo primo cittadino, ndr). Sono fiducioso in Piciocchi (Pietro, vicesindaco, al vertice del Comune fino alle elezioni, ndr) che conosce bene i nostri problemi”.
Nel 2024 l’indisponibilità dell’accosto di levante di Ponte dei Mille, già adibito a cantiere, costerà a Stazioni Marittime la rinuncia a circa 200mila passeggeri movimentati nel 2023, emorragia che potrebbe a questo punto ripetersi nel 2025.
Adsp, che oggi ha annullato a due ore dall’evento, senza riprogrammarla, la prima conferenza stampa calendarizzata da quando (settembre 2023) l’ente è sotto commissariamento, organizzata peraltro con 9 giorni di anticipo e dedicata proprio al pacchetto di lavori previsti dal Piano straordinario delle opere (in cui rientra anche l’ampliamento di Ponte dei Mille), aveva fornito alcune risposte antecedenti all’odierno decreto Mase: “Il cronoprogramma del cantiere di Ponte dei Mille – Levante prevede, ad oggi,il termine di esecuzione di tutti i lavori per giugno 2025 compresa la predisposizione per l’elettrificazione della banchina. Il cronoprogramma del cold ironig prevede, ad oggi, il termine dei lavori a dicembre 2025”. Da capire come tali date potranno ora essere impattate dalla bocciatura arrivata dal Mase.
Dalla pseudo conferenza stampa organizzata dalla port authority (con risposte scritte telegrafiche a decine di domande) non sono arrivate notizie confortanti neanche dai lavori in corso per la costruzione della nuova diga. “La fisiologica attività di apprendimento rispetto alla realizzazione dei cassoni nonché le condizioni meteomarine particolarmente avverse hanno rallentato le fasi costruttive dei cassoni per la diga foranea. L’operatore economico sta predisponendo un cronoprogramma aggiornato che prevede il riallineamento della tempistica traguardando in ogni caso il termine stabilito a novembre 2026”. Così i tecnici dell’Autorità di sistema portuale del Mar ligure occidentale si sono esprressi rispondendo ad alcuni quesiti sulle opere del programma straordinario delle infrastrutture, ammettono i ritardi del consorzio PerGenova Breakwater, guidato da Webuild, nell’esecuzione dei lavori. L’obiettivo, però, è recuperare tempo affinché la data di fine lavori resti confermata a novembre 2026.
La previsione di PerGenova Breakwater era costruire e posare 12 cassoni sul perimetro della nuova diga entro la fine del 2024 (complessivamente ne sono previsti 90 per completare l’opera): l’Adsp non precisa ad oggi quanti ne sono stati realizzati e posizionati, ma sono molti di meno. Per quanto riguarda le colonne di ghiaia previste per dare stabilità al basamento su cui poggerà la futura diga, circa 70 mila, “l’avanzamento attuale di completamento delle colonne è superiore al 21% rispetto alla previsione del 34%” ha fatto sapere l’Autorità di sistema portuale. Che poi ha aggiunto: “La fase iniziale dell’opera ha previsto maggiori tempi per la taratura degli strumenti e la messa a punto dei delicati ‘Vibroflot’. L’impresa sta elaborando un nuovo cronoprogramma per ottimizzare e riallineare i tempi”. Per cercare di accelerare “l’impresa ha confermato l’inserimento a breve di un ulteriore mezzo marittimo per riallineare il cronoprogramma”.
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