Ettore Morace e Rosario Crocetta assolti nel filone trapanese dell’inchiesta Mare Monstrum
Sotto la lente della magistratura era finito un bando che (secondo l’accusa) avrebbe consentito alla compagnia Ustica Lines di mantenere il monopolio nei collegamenti marittimi con le isole minori
I giudici della terza sezione del tribunale di Palermo, presidente Fabrizio La Cascia, hanno assolto l’ex governatore siciliano Rosario Crocetta dall’accusa di corruzione con la formula “il fatto non sussiste”. Insieme a lui assolti anche l’armatore Ettore Morace e l’ex collaboratore di Crocetta, Massimo Finocchiaro, oggi assessore al Comune di Messina. Secondo l’accusa la Regione Siciliana, col suo governatore dell’epoca, avrebbe “cucito” un bando su misura, in cambio di tangenti, che avrebbe consentito alla compagnia Ustica Lines, poi rinominata Liberty Lines, di mantenere il monopolio nei collegamenti marittimi con le isole minori. Sempre con lo stesso fine sarebbe, poi, arrivata una proroga del servizio nel 2017 in cambio di un contributo elettorale di 5 mila euro con cui Morace finanziò il movimento politico dell’ex presidente della Regione “Riparte Sicilia”.
Questo processo rappresentava il troncone palermitano dell’indagine “Mare Monstrum”, condotta dai carabinieri di Trapani, che ha indagato sulla corruzione ai danni della Regione Siciliana, coinvolgendo gli armatori Vittorio (deceduto) ed Ettore Morace, proprietari della compagnia Ustica Lines (poi Liberty Lines). Vittorio Morace, deceduto prima dell’inizio del processo, non aveva mai partecipato al dibattimento a causa delle sue condizioni di salute. Ettore, invece, aveva già patteggiato per corruzione in due procedimenti separati presso il Tribunale di Trapani.
“Giustizia è fatta e io voglio ringraziare i giudici di Palermo per una sentenza che mi risarcisce, in parte, del martirio subito. Ero accusato di corruzione per un bonifico al mio movimento di 5 mila euro, quando in quattro anni avevo tagliato oltre 80 milioni di euro all’appalto per i collegamenti sulle isole. Sarebbero bastati questi due soli elementi per prosciogliere in fase di istruttoria: non si prende una tangente con un bonifico e non si tagliano 80 milioni a un imprenditore che si vuole favorire. È andata così… e ‘noi, ad Atene, rispettiamo la legge e i magistrati’”. Queste le parole dell’ex presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta, a commento della sentenza del Tribunale di Palermo, che lo ha assolto dall’accusa di corruzione. Il pm aveva chiesto la condanna a sette anni.
“In questi anni non ho gridato al complotto politico, mi sono difeso, nel processo, rappresentato dall’eccezionale avvocato Vincenzo Lo Re – ha aggiunto Crocetta – Non ho accettato il consiglio di chi mi suggeriva una soluzione di patteggiamento per ridurre l’eventuale pena da sette anni ad un anno e mezzo: preferisco l’ergastolo piuttosto che ammettere un reato non commesso”. L’ex governatore ha aggiunto: “Mi sono messo da parte in silenzio, fiducioso che ‘anche a Berlino esista un giudice’ e che la giustizia alla fine arriva alla verità. Sono felice, ma non brindo: ho troppo sofferto ed ancora mi lecco le ferite”.
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