Botta e risposta fra Msc e la Ong Shipbreaking Platform sulle demolizioni navali substandard
Nel mirino lo smaltimento avvenuto ancora recentemente di alcune portacontainer in India ma il global carrier svizzero sostiene di fare tutto ciò che prevede la Convenzione di Hong Kong
Mediterranean Shipping Company (Msc) è nuovamente nel mirino della Ong Shipbreaking Platform che si batte per contrastare le demolizioni navali substandard (per la sicurezza del lavoro e per il rischio inquinamento) in Asia e nel resto del mondo.
“Sebbene la compagnia sia stata ripetutamente criticata per aver violato gli standard internazionali in materia di ambiente e diritti del lavoro, finora non ha mostrato alcuna volontà di migliorare le proprie pratiche” si legge in una nota della Ong. Che poi ancora aggiunge: “Affermando di essere impegnata in operazioni sostenibili, Msc ha ricevuto diversi premi tra cui il Greenest Ship Owner of the Year al Green Shipping Summit 2018 di Amsterdam. Eppure, negli ultimi quindici anni il gigante svizzero del trasporto marittimo ha venduto più di 100 navi a fine vita destinandole alla demolizione rottamazione sulle spiagge dell’Asia meridionale in condizioni pericolose e inquinanti”.
Solo negli ultimi sei mesi, secondo quanto denuncia Shipbreaking Platform, Msc ha demolito 9 navi sulla spiaggia di Alang in India (27 negli ultimi due anni), tra cui la Msc Floriana e la Msc Giovanna. Queste navi, sempre secondo quanto riferisce la Ong, “sono partite rispettivamente dalle acque spagnole e turche in diretta violazione delle leggi europee e internazionali che vietano l’esportazione di rifiuti pericolosi da Paesi Ocse a Paesi non Ocse”.
La Ong nella sua comunicazione ricorda che spiaggiare navi è sia distruttivo per l’ambiente che condannabile per il rischio sfruttamento di lavoratori mal pagati e non tutelati. “Costituisce un grave reato penale, come evidenziato da recenti sentenze dell’UE. Abbiamo quindi avvisato le autorità competenti della palese violazione da parte di Msc delle leggi ambientali che regolano il commercio internazionale di rifiuti e stiamo seguendo la vicenda per vedere quali azioni possono essere intraprese” afferma Ingvild Jenssen, direttore della Ong Shipbreaking Platform.
Nel mirino finisce anche la forza finanziaria di Msc che consentirebbe alla società ginevrina di adottare scelte più responsabili in materia di smaltimento degli scafi giunti a fine vita. “Msc sembra preferire accumulare profitti esponendo a danni i lavoratori, le comunità costiere vulnerabili e gli ecosistemi sensibili. Infatti, con prezzi che raggiungono i 500 dollari per tonnellata di acciaio riciclato (Ldt) per la rottamazione sulle spiagge dell’Asia meridionale, Msc può guadagnare fino a tre volte di più rispetto al riciclo delle sue risorse in strutture approvate dall’Unione Europea” prosegue l’accusa.
La Ong ricorda che Msc Uk ha lanciato il Waste Shipment Intelligence Service in collaborazione con l’Agenzia per l’Ambiente del Regno Unito, con l’obiettivo di ridurre il traffico illegale di rifiuti a bordo delle sue navi. Nell’agosto di quest’anno, Msc ha anche restituito 40 container di rifiuti pericolosi che erano stati esportati illegalmente a bordo di due navi di A.P. Moller-Maersk A/S – un’altra compagnia che scarica le proprie navi in disuso sulle spiagge dell’Asia meridionale – noleggiate dall’Albania.
“Se da un lato ci congratuliamo con Msc per il suo impegno ad assistere le autorità nella lotta contro il traffico illegale di rifiuti, dall’altro è ironico, persino ipocrita, che Msc faccia questo mentre continua a scaricare i propri rifiuti tossici sulle spiagge dell’Asia meridionale. Esortiamo Msc a riformare la sua politica di riciclaggio delle navi per garantire che le proprie portacontainer a fine vita siano smaltite in linea con i più alti standard di sicurezza e ambientali” afferma ancora Jenssen.
Secondo Shipbreaking Platform audit indipendenti hanno già riscontrato gravi difetti nei cantieri che dichiarano di essere conformi alla Convenzione di Hong Kong, in particolare nell’Asia meridionale, e che sono utilizzati da Msc.
Dal quartier generale di Ginevra nessuna replica a queste accuse ma un rimando alla pagina web ‘Msc Ship Recycling policy’ del proprio sito web dove si legge: “In Msc abbiamo un forte impegno per garantire un riciclo sicuro, sostenibile e responsabile delle nostre navi al termine della loro vita operativa.
Riconosciamo le sfide del nostro settore a fine vita e ci impegniamo a promuovere il rispetto dei diritti umani e del lavoro e a sostenere il benessere dei nostri partner della catena di approvvigionamento, compresi quelli che lavorano nei cantieri dove le navi Msc vengono riciclate. Prendiamo in considerazione il riciclo in tutte le fasi del ciclo di vita di una nave – dalle nuove costruzioni, alle operazioni, allo smantellamento – e incorporiamo i principi dell’economia circolare ogni volta che è possibile”.
Il global carrier elvetico scrive inoltre che, “quando una nave di proprietà Msc raggiunge la fine della sua vita operativa, cerchiamo di dare un contributo positivo sostenendo l’industria locale del riciclaggio delle navi. Oltre a garantire il sostentamento delle persone che lavorano nei cantieri navali, le attività legate al riciclaggio delle navi generano una crescita economica locale, con le comunità circostanti che beneficiano delle attività commerciali locali legate alla vendita dei materiali riciclati. Ci impegniamo anche con altre parti interessate a migliorare le condizioni dei cantieri navali per promuovere un’industria del riciclaggio navale sicura e responsabile, anche partecipando alle visite di una delegazione dell’Unione Europea ad Alang, in India”.
Dalla compagnia armatoriale fondata e presieduta da Gianluigi Aponte infine aggiungono: “Monitoriamo le nostre navi per tutta la loro vita operativa e conduciamo audit annuali e controlli sui cantieri navali per informare il processo decisionale quando le nostre navi si avvicinano alla fine del loro ciclo di vita. Durante il processo di demolizione, Msc riceve relazioni regolari dal cantiere per garantire condizioni e pratiche di lavoro sicure, nonché una corretta gestione dei rifiuti e la manipolazione di tutti i materiali pericolosi. Quando ricicliamo, il processo è condotto in conformità con la Politica di riciclaggio delle navi Msc, che prevede la selezione di cantieri navali certificati conformi alle disposizioni tecniche della Convenzione di Hong Kong per un riciclaggio delle navi sicuro e rispettoso dell’ambiente. Nel caso in cui una nave Msc venga venduta per essere commercializzata, richiediamo che l’acquirente intraprenda pratiche di riciclaggio sicure e rispettose dell’ambiente secondo gli standard della Convenzione di Hong Kong”.
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