“Il settore marittimo ha bisogno di una presenza femminile maggiore”
Il contributo di Costanza Musso (Wista Italy) per l’inserto speciale “Un anno di SHIPPING in ITALY” – Edizione 2024
Questo contenuto fa parte dei contributi pubblicati all’interno dell’inserto speciale
“Un anno di SHIPPING in ITALY” – Edizione 2024
Contributo a cura di Costanza Musso *
* presidente Wista Italy
Il 2024 è stato per Wista Italy l’anno del trentesimo compleanno mentre Wista International di candeline ne ha spente cinquanta. Due cifre tonde che hanno segnato traguardi e al contempo nuovi obiettivi.
A settembre Wista Italy ha pubblicato il libro “Donne sul ponte di Comando. Trent’anni di storia e di storie delle professioniste dello shipping” edito da Mursia, un’occasione per fare il punto sulla presenza femminile del cluster marittimo e ripercorrere le storie delle socie che attualmente sono più di cento.
Un racconto corale presentato in undici porti italiani e al Monaco Yacht Show, il 26 settembre giornata mondiale del mare per IMO. Un flash-mob letterario, in cui le socie Wista si sono alternate nel racconto dell’associazione, di come sia cresciuta in trent’anni cercando di supportare il settore e le donne che ne fanno parte.
Oltre 100 relatori tra cui Presidenti e Segretari di Autorità di Sistema Portuale, Comandanti di Capitaneria di Porto e un pubblico di oltre 500 persone. La rassegna stampa ha visto ben 80 uscite; insomma un’importante partecipazione nel mondo marittimo.
In ottobre si è svolta l’AGM di Wista International a Cipro, esempio tangibile di cosa significhi appartenere ad una rete presente in 62 paesi con oltre 5.100 socie. Un network di donne a tutte le latitudini, pronte a mettersi a disposizione una dell’altra e supportarsi nella navigazione di un mondo tanto affascinante quanto complesso.
Il vero compleanno di Wista Italy, però, è stato il 28 novembre giorno nel quale, nel 1994, cinque pioniere, Marisa Vignolo, Fulvia Linari, Monica Verga, Paola Cammilli e Letizia D’Anna, firmarono l’atto costitutivo dell’associazione.
Trent’anni, nove presidenti, tutte ancora attive che hanno partecipato alla stesura del libro, e un’associazione che, pur rinnovandosi, resta fedele alla sua missione: aiutare le donne ad entrare e farsi strada nel cluster marittimo portando competenze, soft skill, grinta e diversità.
Abbiamo aperto i festeggiamenti con un convegno dal titolo “Umanità e innovazione: navigare verso il futuro” in cui cinque esperti del settore ci hanno parlato delle sfide del futuro partendo dall’intelligenza artificiale e dalle sue applicazioni e di come le competenze femminili siano importanti in questa particolare fase di sviluppo tecnologico.
Trent’anni anche per la Federazione del Mare ed il 5 dicembre 2024, a Genova, le due associazioni hanno firmato un protocollo d’intesa con cui hanno definito una serie di obiettivi comuni per la crescita del cluster e della presenza femminile. Le associazioni aderenti alla Federazione del Mare si sono anche impegnate a partecipare con le proprie aziende al survey internazionale IMO-WISTA 2024 sulla presenza delle donne nel settore marittimo.
I numeri restano, infatti, e nonostante gli sforzi, la nota dolente. I dati pubblicati da Assoporti riferiscono che nel 2022 nel cluster portuale le donne rappresentavano solo l’6,3% .
Diversa, invece, la situazione all’interno delle AdSP dove le donne nel 2023 erano il 46% arrivando alle 700 unità. Un numero interessante anche nelle posizioni apicali dove troviamo il 47% di figure femminili come quadri e il 31% di donne tra i dirigenti.
Le donne mancano però ancora completamente nella governance delle autorità: su 16 Autorità di Sistema non vi è neanche una donna presidente; solo Federica Montaresi è commissario alla Spezia-Marina di Carrara e Antonella Scardino segretario generale a Venezia. Nelle 32 cariche la presenza femminile è, quindi, al 6%.
Quello che onestamente l’associazione auspica e si aspetta per il 2025 è che questo gap venga, almeno in parte, colmato con le prossime imminenti nomine.
Il settore marittimo ha bisogno di una presenza femminile maggiore per poter usufruire dei meccanismi virtuosi che la diversità di genere ha già portato in molti altri settori. È infatti oramai provato che la diversità porta crescita e inclusività oltre che aumentare il bacino di professionalità in un ambito in cui si fa fatica a reperirne.
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