Governo tiepido sul pressing Antitrust pro autoproduzione
La risposta a un’interrogazione parlamentare sull’ultimo intervento del Garante in materia è stata meno netta rispetto alla chiusura totale dell’ottobre scorso
Il recente suggerimento dell’Autorità Antitrust al Parlamento di modificare e deregolamentare l’attuale disciplina normativa dell’autoproduzione delle operazioni portuali da parte del personale di bordo è stato immediatamente portato all’attenzione del Governo.
La risposta all’interrogazione del deputato del partito Democratico Luca Pastorino, data dal ministro per i rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, è apparsa decisamente più ambigua e possibilista su eventuali modifiche rispetto a quanto riferito alcuni mesi fa dal vice premier Matteo Salvini in analoga circostanza.
Ecco lo stralcio principale: “Con il decreto-legge n. 34 del 2020 si è consentito alle navi di svolgere le operazioni portuali in regime di autoproduzione per fronteggiare le emergenze derivanti dall’epidemia del Covid e favorire la ripresa delle attività portuali. Tra le condizioni richieste si segnalano l’assenza nel porto di attracco delle necessarie attrezzature o maestranze e la presenza di personale idoneo aggiuntivo rispetto all’organico della tabella di sicurezza della nave. L’Antitrust, ribadendo quanto già espresso a partire dal 2020, ha nuovamente avanzato la proposta di rendere ordinario il ricorso all’autoproduzione delle operazioni e dei servizi portuali. Tuttavia, tale proposta non risulta coerente con il meccanismo autorizzatorio previsto dall’attuale disciplina. Tra i fattori dirimenti si segnala la mancata estensione ai vettori marittimi dei requisiti di carattere personale, tecnico, organizzativo, di capacità finanziaria, di professionalità richiesti agli operatori e alle imprese ai fini del rilascio dell’autorizzazione, che potrebbe determinare riflessi negativi sulla sicurezza del lavoro. La stessa presenza di personale di tabella “fuori dalla nave”, tra virgolette, appare, infatti, destinata a incidere sugli aspetti connessi alla sicurezza della navigazione. Preciso che il Ministero è al lavoro sul progetto di riforma organica del sistema portuale italiano, anche attraverso un confronto continuo con le istituzioni e con tutti gli operatori del settore. L’obiettivo è quello di migliorare la competitività del sistema portuale e logistico nazionale, di agevolare la crescita dei traffici delle merci e delle persone e di incentivare l’intermodalità attraverso una semplificazione degli iter procedurali, istituzionali e amministrativi, nonché l’elaborazione di un nuovo sistema di governance. Ho finito. In tale contesto, si ritiene in ogni caso necessario confermare un quadro regolatorio volto a garantire i più alti livelli di sicurezza nello svolgimento delle operazioni e dei servizi portuali”.
Il riferimento alla legge ‘emergenziale’ del 2020, la vaghezza della risposta e il richiamo a una riforma che su tutt’altro dovrebbe incentrarsi, sono però apparsi come possibile indizio di una volontà di modificare lo status quo col pretesto della sua definizione nell’ambito di una normativa ‘speciale’ e quindi a carattere estemporaneo, e hanno messo subito in allerta Pastorino.
Che infatti nella controreplica, e nella successiva nota rilasciata a freddo, s’è infatti mostrato cauto: “Il ministro ha infatti dichiarato che alcuni passaggi proposti potrebbero incidere negativamente, tra gli altri, sulla sicurezza del lavoro. Le sue parole ci confortano, ma chiediamo, nell’ottica di migliorare sia la sicurezza sia la competitività dei porti, che il Governo mantenga il suo no all’autoproduzione nel lavoro portuale. Quello oggi garantito dalla normativa attuale è un meccanismo figlio di un equilibrio di sistema che era stato sì modificato con aperture alla autoproduzione, ma solo in un momento particolare come quello del Covid e che oggi, nell’accezione proposta dall’Antitrust, porterebbe a non garantire non solo la sicurezza ma nemmeno la concorrenza di mercato”.
A.M.
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