Un nuovo terminal offshore in Indonesia porta un po’ di luce nella crisi di Bedeschi
L’azienda padovana, in predicato di ottenere il sostegno di Stato, ha incassato la commessa per un impianto di transhipment di carbone
Nuovo ordine dall’Indonesia per Bedeschi.
Con una nota l’azienda padovana specializzata nella fornitura di macchine per la movimentazione marittimo-portuale di rinfuse ha infatti annunciato di aver finalizzato, attraverso la propria filiale Far East, “un nuovo contratto di fornitura per un sistema completo di trasbordo del carbone, basato sulla tecnologia consolidata e sulle comprovate prestazioni delle nostre applicazioni esistenti. Il nuovo sistema è stato lanciato e opererà nel Kalimantan (il Borneo indonesiano, ndr) con una capacità giornaliera di 35.000 tonnellate al giorno (tpd)”.
La fornitura comprende l’intero sistema, inclusi strutture, componenti principali e controlli per 2 hopper di ricezione con sistema di depolverizzazione; 2 alimentatori a nastro con un miscelatore di blending; 1 sistema di nastri trasportatori completo di torri di trasferimento; 1 caricatore di navi con movimenti di rotazione, sollevamento e funzione telescopica, dotato di una tramoggia per il rifilamento. Il sistema di trasbordo può operare in modalità automatica, semi-automatica e manuale attraverso i pannelli di controllo elettronici e la cabina operatore. L’impianto può inoltre essere controllato e manovrato dal personale di bordo tramite un telecomando a radiofrequenza.
La commessa arriva in un momento delicato per l’azienda padovana, che nell’aprile scorso ha ottenuto l’accesso alle misure protettive previste dal Decreto legge alle misure urgenti in materia di crisi d’impresa e di risanamento aziendale. Una crisi che per Bedeschi è partita nel 2022 a valle delle sanzioni alla Russia: “La chiusura (del mercato russo, ndr), a luglio 2022, ha significato tagliare di netto lavori firmati e già pronti per 40 milioni di euro. Senza contare che, subito prima dello scoppio della guerra, avevamo firmato un nuovo contratto, di fatto mai partito, che valeva una buona fetta dei ricavi previsti per il 2023. Alla fine è andato perso il 30% del fatturato” ha spiegato mesi fa al Corriere Veneto Rino Bedeschi.
Alle ricadute belliche s’erano poi aggiunti la soccombenza in alcuni contenziosi milionari legati agli effetti inflattivi su un paio di commesse e la difficoltà a ‘sostituire’ il mercato russo, col risultato di un bilancio 2022 (l’ultimo depositato) chiuso con 18 milioni di euro e la necessità di ricorrere non solo alla procedura protettiva legata alle crisi industriali, ma anche al supporto pubblico, con la candidatura, in istruttoria, all’iniezione di capitale da 10 milioni di euro da parte del Fondo per la salvaguardia dei livelli occupazionali e la prosecuzione dell’attività d’impresa del ministero del Made in Italy, gestito da Invitalia.
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