Aperta un’indagine per terrorismo dopo le esplosioni sulla petroliera Seajewel a Vado
Sotto la lente anche il passato recente della petroliera operata da Thenamaris per alcuni viaggi dal porto russo di Novorossijrsk

La procura di Genova indaga per terrorismo dopo la doppia esplosione che ha interessato la petroliera Seajewel battente bandiera maltese e operata dalla shipping company greca Thenamaris durante l’ormeggio nel campo boa davanti a Vado Ligure. Quanto avvenuto ha provocato uno squarcio nello scafo e l’ipotesi di reato è naufragio aggravato dal terrorismo.
Il procuratore capo Nicola Piacente, con la sostituta Monica Abbatecola della Dda, ha avuto una riunione con la Digos di Genova e la capitaneria di porto mentre c’è stato un secondo sopralluogo dei sommozzatori del Comsubin della Marina militare.
Nel frattempo è stata definitivamente accantonata l’ipotesi investigativa dell’incidente tecnico durante le operazioni di scarico del greggio che la nave aveva a bordo per poi sbarcarlo e inviarlo alla raffineria di Trecate (Novara). Esclusa anche la possibilità che la petroliera possa aver urtato un ordigno residuato bellico.
Rimane dunque la pista dell’attentato, ipotesi ora formalizzata dall’apertura del fascicolo da parte della Direzione Distrettuale Antimafia di Genova. Il fatto che le lamiere dello scafo risultino squarciate e piegate verso l’interno confermerebbe le esplosioni avvenute all’esterno. La falla di circa un metro e mezzo non è stata abbastanza ampia per provocare l’affondamento della petroliera e comportare una fuoriuscita di greggio.
La Seajewel, prima di attraccare davanti alla costa ligure aveva fatto scalo al porto di Orano, in Algeria. In quelle ore potrebbe essere stato collocato l’ordigno che ha provocato le esplosioni.
L’attenzione ore si sposta anche sul passato recente di questa nave perché, secondo quanto riporta Marinetraffic, tra febbraio e maggio 2024 aveva compiuto tre viaggi tra il porto russo di Novorossijrsk e Ceyhan, in Turchia. L’attenzione si concentra dunque sul fatto che possa trattarsi di una petroliera impiegata in qualche modo nei trasporti di petrolio russo aggirando le sanzioni imposte a Mosca sui carichi di idrocarburi. Da qui l’ipotesi che la Seajewel possa essere stata bersaglio di un avvertimento a suon di esplosivo. Fino ad oggi, però, questa nave non risulta inserita nella black list europea e nemmeno può ritenersi parte della cosiddetta dark fleet russa (flotta ombra) dal momento che viene regolarmente operata da una primaria shipping company greca.
L’agenzia di stampa Reuters ha posto l’accento sul fatto che quella avvenuta contro lo scafo della Seajewel è la terza esplosione sospetta avvenuta in danno di navi tanker nel Mediterraneo nell’ultimo mese. Un’altra petroliera operata da Thenamaris, la Seacharm, è stata infatti danneggiata con modalità simili mentre si trovava in prossimità del porto di Ceyhan in Turchia a fine gennaio. Un terzo caso simile è avvenuto alla nave cisterna Grace Ferrum mentre si trovava alla fonda davabt alle coste libiche e in quel caso era stato necessario procedere a un’operazione di salvataggio.
La petroliera Seajewel attualmente non è sotto sequestro ma resta bloccata alla fonda a Savona per le necessarie riparazioni. A nessuna altra nave o imbarcazione è consentito avvicinarsi.
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