Si sposta in banchina a Vado l’impianto di betonaggio per la nuova diga di Genova
A sei mesi dall’ok ambientale, Adsp e Pergenova Breakwater mutano avviso e riavviano l’iter per lo stabilimento che fornirà il calcestruzzo dei cassoni. Altra variante da 22 milioni al ribaltamento di Sestri Ponente causa amianto

L’impianto di betonaggio che fornirà il calcestruzzo necessario a realizzare i cassoni della nuova diga foranea di Genova sarà, come previsto, a Vado Ligure, ma in un sito differente rispetto a quello pensato l’estate scorsa.
Dalla documentazione presentata dall’Autorità di sistema portuale di Genova (col supporto dell’appaltatore dell’opera, Pergenova Breakwater) per l’autorizzazione ambientale regionale si apprende infatti che lo stabilimento non sarà realizzato nelle aree di Vernazza fra Vado e Quiliano, bensì sul lato nord della piattaforma Apm, direttamente in banchina.
Detto che la motivazione è immutata – la volontà di avere un fornitore esclusivo interno invece che essere legati a esigenze e tempistiche di fornitori esterni – e che il progetto originario aveva avuto l’ok ambientale alla fine dello scorso luglio, seppur con prescrizioni, i documenti presentati in Regione spiegano che il cambiamento di collocazione è “legato a tre aspetti: migliorare la qualità del prodotto: più la produzione di calcestruzzo è vicina alla zona di utilizzo migliore è la qualità de calcestruzzo stesso; ridurre gli sprechi di calcestruzzo prodotto: più è vicina la zona di produzione del calcestruzzo alla zona di utilizzo minore è il rischio di spreco dei carichi dovuti a problemi di traffico che arrecano ritardi nella consegna e quindi nell’utilizzo; ridurre gli effetti negativi del traffico stradale/autostradale: producendo in loco il calcestruzzo è possibile gestire la fornitura degli inerti di cava negli orari in cui le condizioni di traffico non sono critiche. La zona scelta per la realizzazion dell’Impianto risulta dotata di rapido ed agevole collegamento con il porto e con l’area dedicata alla realizzazione dei cassoni”.
Nessuna spiegazione invece Adsp ha fornito sulla tempistica dell’opera malgrado l’ultimo cronoprogramma reperibile (risalente a giugno 2024) prevedesse che in questi giorni fosse posato il 18° cassone mentre si è arrivati finora al settimo.
Silenzio assoluto dall’ente guidato dal commissario straordinario Massimo Seno pure su una novità riguardante il secondo appalto (per valore economico) in cui è coinvolto come stazione appaltante, vale a dire il ribaltamento a mare dello stabilimento Fincantieri di Sestri Ponente, anch’esso caratterizzato dal lento incedere dei lavori. È infatti un decreto dello stesso Seno a rivelare una nuova lievitazione del costo dei lavori, passato (dopo la prima variante da oltre 32 milioni del 2022) dai 338,6 milioni di euro dell’aggiudicazione agli attuali 393 milioni: +16% con l’avanzamento che, alla redazione (novembre scorso) del bilancio previsionale dell’ente, era al 9%.
Questa volta l’incremento da 22,2 milioni di euro, stando al decreto di aggiornamento del quadro economico, sarebbe da ascriversi ad attività, in parte effettuate in parte da effettuarsi, “conseguenti alla riscontrata diffusa presenza di fibre di amianto nell’area di intervento”, presenza a sua volta “da ascriversi alle circostanze impreviste e imprevedibili per entrambe le parti contrattuali e, dunque, tanto per Adsp – che in sede di Pfte (progetto di fattibilità tecnico economica, ndr) non ha proceduto a ulteriori approfondimenti ambientali – quanto per l’impresa”.
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