Zanetti (Confitarma) risponde a Trump sui dazi Usa alle navi cinesi
In accordo con Ecsa la Confederazione italiana si prepara all’audizione organizzata a Washington: “A rischio molte navi italiane”

Come era prevedibile, la conclusione del lavoro del U.S. Trade Representative della Casa Bianca (iniziato nel 2024 sotto l’amministrazione Biden) sulle misure per frenare la crescita cinese nello shipping e nella navalmeccanica ha creato scompiglio fra gli armatori europei.
“Tasse portuali significative che colpiscono operatori cinesi o internazionali che utilizzano navi costruite in Cina. In sintesi: fino a $1.000.000 per ogni ingresso in un porto degli Stati Uniti di una nave gestita da un operatore cinese, indipendentemente dal Paese di costruzione della nave; fino a $1.500.000 per ogni ingresso in un porto degli Stati Uniti di una nave costruita in Cina; fino a $1.000.000 per ogni ingresso in un porto degli Stati Uniti di una nave gestita da un operatore che ha in ordine navi in cantieri cinesi (in base alla percentuale in ordine in cantieri cinesi nei successivi 24 mesi)” ha riepilogato una nota di Confitarma agli associati.
Con essa Luca Sisto, direttore generale dell’associazione confindustriale degli armatori italiani, ha ricordato che per discutere di tale bozza di misure “L’Ustr terrà un’audizione pubblica presso la Commissione per il commercio internazionale a Washington DC, il 24 marzo. Confitarma, così come avvenuto in sede di indagine conoscitiva da parte dell’Ustr nel maggio scorso (quando Ecsa con le misure ancora in embrione provò a dissuadere l’amministrazione Usa dall’indirizzo intrapreso, ndr), è in stretto contatto con le altre associazioni internazionali – Ics, Ecsa ed Intertanko in primis – per delineare una risposta coordinata da parte dell’armamento che evidenzi, prima di tutto, l’incongruenza delle misure contemplate con gli stessi interessi marittimi degli Stati Uniti”.
Questa la dichiarazione inviata a SHIPPING ITALY sul tema dal presidente di Confitarma, Mario Zanetti, sulla conclusione dell’indagine dell’Office of the United States Trade Representative (Ustr) relativa alle politiche commerciali cinesi: “Seguiamo da tempo e con grande attenzione l’indagine dell’Ustr, le cui conclusioni destano certamente preoccupazione. L’auspicio è che si tratti esclusivamente di una strategia di deterrenza, evitando che si traduca in un’escalation di misure protezionistiche”.
Per il numero uno di Confitarma “il libero commercio e la libertà di navigazione rappresentano pilastri fondamentali della nostra civiltà. Oltre l’80% delle merci globali viaggia via mare, pari a circa 12,5 miliardi di tonnellate ogni anno. Tornare a politiche di dazi e barriere sarebbe impensabile, con gravi conseguenze per tutta la filiera economica. Gli interessi in gioco sono enormi. Non parliamo solo dell’industria armatoriale, notoriamente capital intensive, ma dell’intero sistema industriale e, di riflesso, dei cittadini, in particolare europei, con inevitabili ripercussioni anche per gli Stati Uniti stessi”.
Le nuove misure Usa rischiano di avere impatti significativi sulle shipping companies italiane: “Per fare un esempio concreto, solo l’armamento italiano ha ordini in corso per oltre 3,2 miliardi di euro in nuove navi. Non poche di queste unità – soprattutto in determinate categorie – vengono necessariamente costruite in Cina, per assenza di alternative competitive. È evidente che gli investimenti già effettuati rischiano così di subire gravi penalizzazioni”.
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