Tensioni sindacali sulla fusione fra Moby e Cin
Tutte le sigle autonome contestano l’accordo raggiunto fra la compagnia armatoriale e le segreterie confederali per modificare l’alternanza imbarco-riposo dei marittimi in turno particolare

Sta creando strascichi fra le rappresentanze dei lavoratori l’accordo che Moby avrebbe raggiunto (condizionale d’obbligo perché il testo non è stato diffuso) con le segreterie di Filt Cigl, Fit Cisl e Uiltrasporti in merito alla prevista fusione con Cin – Compagnia italiana di navigazione.
Una nota interna dei sindacati confederali ha chiarito in premessa che “ad oggi la flotta risulta composta da 11 navi Moby e 5 navi Cin, con un’operazione di fusione e razionalizzazione delle risorse in corso, volta a garantire una gestione più efficiente ed equilibrata del personale e delle rotazioni a bordo”.
A valle di ciò e detto che per tutto il percorso sono stati previsti incontri d’aggiornamento sull’operazione e che il contratto integrativo aziendale sarà prorogato fino a fine anno, la nota spiega anche che per tutto il 2025 “e comunque fino alla fusione delle compagnie, al fine di non avere ripercussioni sul personale, lo stesso sarà impiegato in modo equo. Pertanto, al fine di garantire la piena occupazione, si è convenuto che i periodi di imbarco saranno di 60 giorni (+/- 5) seguiti da 50 giorni (+/- 5) di riposo”.
In sostanza, cioè, dalla fusione risulterebbero degli esuberi, che però, con l’esplicito fine di salvaguardare tutti i posti di lavoro senza procedere a licenziamenti, saranno gestiti prolungando il periodo di riposo (presumibilmente dei marittimi iscritti al turno particolare, dato che ad essi quando sono a terra non viene pagato lo stipendio, a differenza di quelli in Crl – continuità di rapporto di lavoro) nella misura di 60 giorni di imbarco e 50 a terra.
Tutte le sigle autonome dei lavoratori, tuttavia, hanno contestato metodo (in particolare la asserita mancanza di chiarezza su qualifiche, numeri e specifico personale coinvolto) e merito dell’accordo. “Non siamo assolutamente in accordo con una ‘rivoluzione’ dell’impiego del personale secondo una nuova organizzazione del lavoro basata sull’approssimazione e sulla superficialità” ha riportato una nota di Ugl Mare.
“La proposta risulta inadeguata nei tempi – considerando l’imminente alta stagione – e nelle modalità, causando significativi danni economici a diverse categorie di lavoratori” ha rilevato Usb mare e porti, invitando “con urgenza la Dirigenza Aziendale a promuovere un tavolo negoziale con tutte le parti interessate”, mentre Csle (Confederazione sindacale lavoratori europei autonomi) ha definito una “porcata” l’aver escluso con l’accordo l’applicazione del nuovo articolo 60 del Ccnl (introdotto cioè con l’ultimo recente rinnovo) che ha abbassato il periodo di franchigia (il periodo minimo da trascorrere a terra per i marittimi del turno particolare).
E con l’accordo, secondo Federmar Cisal, “avremo sì il mantenimento della Contrattazione integrativa aziendale nelle varie voci minori, ma modificando il periodo imbarco-riposo le stesse voci minori della Cia sarebbero compromesse. Ma ciò che ci delude è ancora la mancanza di chiarezza sul futuro per la non conoscenza di un piano di rilancio del Gruppo Onorato”. Da cui il “congelamento” dell’accordo e la “disponibilità per una sua rivisitazione complessiva”.
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