Folgiero: “Fincantieri pronta a contribuire al rinascimento della cantieristica navale in Usa”
Il gruppo italiano ha cinque stabilimenti dove realizza sia scafi militari che civili ed è pronto a fare la sua parte cogliendo le opportunità che emergeranno

Miami – Al netto dei dazi che tengono in apprensione le economie di molti Paesi in giro per il mondo, la politica di Trump sul rilancio della cantieristica navale statunitense vede l’italiana Fincantieri pronta a cogliere le opportunità che emergeranno.
Parlando a margine della cerimonia d’inaugurazione del nuovo Msc Miami Cruise Terminal, l’amministratore delegato Pierroberto Folgiero ha ricordato infatti che il gruppo navalmeccanico italiano “è in una posizione privilegiata, essenzialmente perché abbiamo 15 anni di presenza negli Stati Uniti, tre cantieri nella regione dei Grandi Laghi, sia civili che militari, e poi abbiamo anche una presenza qui in Florida, a Jacksonville, per la riparazione e la manutenzione di navi militari”. Una presenza “che potrebbe essere anche espandibile, quindi noi vediamo un nuovo scenario macroeconomico dall’interno e lo vediamo in combinazione anche con un’intenzione di rilanciare lo shipbuilding negli Stati Uniti, sia civile che militare. Ci sentiamo di contribuire a questo rilancio del settore della cantieristica grazie a una presenza che dura più di 15 anni, con circa 3.000 persone, un grande ufficio a Washington e in 15 anni ci siamo regionalizzati, ci siamo localizzati, sia a livello di management che a livello di ecosistema produttivo”.
Per il suo amministratore delegato “la forza di Fincantieri è avere una distribuzione geografica, un footprint che gli consente di leggere gli scenari geopolitici come quelli della regionalizzazione, con la forza di un’azienda che è molto grande e molto regionalizzata, lo stesso vale per l’Europa, lo stesso vale per l’Italia. Noi vogliamo essere più utili possibile a questo rilancio della cantieristica, quindi possiamo conferire tutto il know-how che viene da un’expertise globale nella cantieristica e iniettarlo attraverso la presenza geografica che già abbiamo. Siamo in una fase di studio di tutte le iniziative e tutte le idee che possono aumentare il contributo ed essere strumentali a questa rinascita della cantieristica negli Stati Uniti”.
Folgiero nell’occasione ha sottolineato che Fincantieri già oggi costruisce navi civili e non solo militari negli Usa: “Stiamo per esempio già costruendo una nave civile che fa costruzioni offshore, utilizzando le nostre competenze in questo tipo di navi; quindi si tratta di aumentare, accelerare, comprendere lo scenario e essere, ripeto, più strumentali possibili a questa fase di rinascimento della cantieristica negli Stati Uniti”.
Nessuna controindicazione per effetto dei dazi? A questa domanda Folgiero ha risposto dicendo: “Quando costruisci in un paese utilizzi al massimo la catena di fornitura di quel paese, perché al di là dei dazi il costo è la logistica: Poi soprattutto quando parli di navi militari i fornitori sono per definizione fornitori individuati e approvati dall’end user che è la Marina militare americana, quindi questo è un tema che esiste già nel militare da moltissimi anni, si chiama Jones Act, e prevede tutta una serie di regolamentazioni sulle forniture e sui paesi di fornitura. Lo stesso vale anche tutte le volte che si lavora per altre marine, ognuna tende a massimizzare il contenuto locale”. Sulla navalmeccanica civile “il tema dei costi di costruzione e di acquisire il più possibile localmente ovviamente finisce nel prezzo (della nave, ndr) e finisce nel costo dell’utilizzatore finale anche lì”.
Il processo di rinascimento della cantieristica navale statunitense non potrà essere però rapidissimo: “L’industria pesante è un’industria con bioritmi lenti e sono catene di fornitura che vanno costruite, quindi bisogna lavorare sulle competenze ingegneristiche e anche qui la nostra grande tradizione dell’ingegneria navale può essere utile” è il parere espresso dal vertice di Fincantieri. Che ha proseguito affermando: “Bisogna poi costruire catene di fornitura idonee a alimentare quest’industria perché altrimenti poi l’idea è strozzata dalla disponibilità dei materiali. Poi il grande tema della cantieristica è anche quello della disponibilità dei lavoratori perché poi alla fine è un lavoro metalmeccanico, navalmeccanico, quindi c’è un tema di saldatura, molatura, quindi c’è tutto un tema di reperire le risorse e gli operai essenzialmente. Sono ecosistemi che vanno costruiti, l’industria pesante è un ecosistema lento, ma tecnicamente in dieci anni potrebbero farcela. Alla fine dipende da quante energie e quante risorse ci metti”.
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