Pitto (Fedespedi): “Avviare una riflessione strategica sugli scambi con Nord Africa e Canada”
Logistica e commercio, secondo il presidente della federazione, vanno supportati abbattendo le barriere burocratiche

Il tema delle imposizioni doganali è tra quello più ampiamente trattati nell’ultimo Economic Outlook di Fedespedi, l’osservatorio periodico sull’andamento del trasporto merci internazionale, giunto alla 24esima edizione.
L’analisi del Centro Studi della Federazione ha dedicato spazio a osservare in particolare la situazione italiana e dei rischi che la guerra commerciale scatenata dal presidente Donald Trump possa generare per l’economia del paese.
Collocandosi nel 2024 all’11° posto, la Penisola risulta infatti tra i principali fornitori degli Usa e tra quelli con il maggior attivo commerciale (73,72 miliardi dollari), cosa che ne fa “un obiettivo preferenziale della politica daziaria (come più in generale l’intera Unione Europea)”. D’altra parte gli Stati Uniti, ricorda lo studio, sono diventati nel 2024 il secondo mercato di sbocco dei nostri prodotti, dopo la Germania e superando la Francia, secondo partner storico.
A livello di grandi aree di prodotto (ovvero in riferimento alle divisioni Istat), l’82% dell’export italiano verso gli Stati Uniti è realizzato dalle undici categorie, di cui solo le prime due – meccanica e farmaceutica – pesano per il 35%. Seguono per importanza l’industria alimentare e l’automotive, quelle che secondo Fedespedi sono le più minacciate dalle politiche dei dazi sia per le caratteristiche delle relative imprese (medio-piccole) sia per la forte elasticità della domanda Usa alle variazioni di prezzo (anche se di solito il prodotto italiano tende a posizionarsi verso l’alto, quindi su fasce di mercato meno sensibili). Ragionamento che secondo lo studio dovrebbe essere “ancora più vero” nel caso dei prodotti dell’industria della moda, che ha nel mercato statunitense uno sbocco di primaria importanza.
Un altro elemento di ottimismo, secondo l’analisi, va rintracciato nell’andamento dell’export nel periodo della prima amministrazione Trump “durante la quale per molti prodotti non vi furono variazioni sostanziali dei flussi”. Queste considerazioni comunque secondo Fedespedi vanno poi declinate a livello di dettaglio (ovvero secondo il tipo di prodotto le variazioni possono essere molto ampie) e tenendo monitorato sentiment, reazioni e aspettative dei vari attori (di fronte ad un’azione di politica economica così aggressiva e inusuale per dimensioni, che “può portare ad una netta contrazione della domanda e ad una drastica riorganizzazione delle filiere”.
Il report ha poi analizzato import ed export italiani nel 2024, anno che ha portato a un “certo rallentamento degli scambi con l’estero”, con le seconde in calo dello 0,4% e le prime del 3,9%. Nonostante ciò il commercio con l’estero continua a rappresentare il 54,3% del Pil nazionale. La bilancia commerciale italiana, dopo il saldo negativo del 2022, è tornata positiva, sia nel 2023 (+34.011 milioni di euro), sia nel 2024, quando ha raggiunto i 54.923 milioni, grazie al calo dei prezzi dei prodotti energetici (petrolio e gas). In particolare l’export risulta influenzato negativamente dalla situazione di crisi (minor domanda) di alcuni nostri clienti, primi fra tutti la Germania, ma anche la Cina per quanto riguarda i consumi interni e il cui import dal nostro Paese si è ridotto del 17,4%. In forte flessione anche i flussi verso paesi vicini quali Svizzera (-8,0%) e Austria (-11,9%).
Allargando lo sguardo a livello mondiale, il report registra la flessione degli scambi tra Stati Uniti e Cina, il cui peso sull’import statunitense è ulteriormente sceso, nel 2024, al 10,7% del totale. Diversa la situazione per quanto riguarda l’Unione Europea, per la quale la Cina rimane, dopo gli Stati Uniti, il partner principale, rappresentando mediamente il 20% circa delle importazioni. Dal lato dell’export, che vale nel 2024 il 9,2% del totale, si nota una progressiva flessione a partire dal 2020.
“Stiamo assistendo a uno scenario economico in continua evoluzione a causa di diversi fattori geopolitici” ha commentato Alessandro Pitto. Il presidente di Fedespedi, dopo avere espresso apprensione per la situazione ha però invitato anche ad “avviare una riflessione strategica su nuovi flussi commerciali e su nuove alleanze guardando con interesse al mercato del Nord Africa e valutando strumenti come l’accordo Ceta con il Canada, che sta già generando benefici concreti”. A livello di Paese, ha aggiunto Pitto, “serve supportare la logistica e il commercio puntando a lavorare sull’efficienza del sistema infrastrutturale dei diversi comparti logistici e ad abbattere barriere sul piano burocratico”.
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