“Da Suez campanelli d’allarme sulla fragilità dei porti italiani e le ambizioni di Russia e Cina”
L’incagliamento della Ever Given a Suez, secondo il presidente di Federlogistica Luigi Merlo, deve far “scattare due allarmi”. Il primo riguarda il rischio che cambiamenti climatici ed eventi meteo possono rappresentare non solo per un’infrastruttura strategica come il Canale di Suez, ma anche per i “grandi porti (quelli italiani in primis)”. “Se è vero che […]
L’incagliamento della Ever Given a Suez, secondo il presidente di Federlogistica Luigi Merlo, deve far “scattare due allarmi”.
Il primo riguarda il rischio che cambiamenti climatici ed eventi meteo possono rappresentare non solo per un’infrastruttura strategica come il Canale di Suez, ma anche per i “grandi porti (quelli italiani in primis)”.
“Se è vero che la causa che ha spinto una delle più grandi navi del mondo a ruotare su se stessa e a incagliarsi nelle sponde sabbiose del canale sarebbe stata una tempesta di sabbia e quindi il forte vento – ha affermato Merlo – è urgente porsi interrogativi anche relativi alla fragilità dei porti italiani, oggi del tutto impreparati e non attrezzati ad affrontare episodi che saranno generati da condizioni meteo sempre più estreme”.
Il tema è caro all’associazione presieduta dall’ex numero uno della port authority di Genova, che spiega di star “combattendo da tempo una battaglia solitaria”, in stretta collaborazione però con Enea, per evidenziare l’esistenza di una vera emergenza. Insieme all’ente di ricerca, Federlogistica ha presentato nel 2019 uno studio in particolare sul rischio rappresentato per i porti dall’innalzamento dei mari provocato dai cambiamenti climatici.
Pur ritrovando nei ministri Cingolani e Giovannini “interlocutori attenti e competenti per poter predisporre adeguati action plans”, sul tema è però necessaria la mobilitazione di tutto il governo dato che prevedibilmente “quanto accaduto nel Canale di Suez sarà utilizzato in particolare da Cina e Russia per promuovere la rotta artica”.
Una scelta che secondo l’ex numero uno della port authority di Genova sarebbe “molto pericolosa dal punto di vista della sostenibilità ambientale” ma anche “perché da un lato tenderebbe a isolare il Mediterraneo, dall’altro favorirebbe ulteriormente le ambizioni della Cina di controllo monopolista sui traffici e quindi sull’interscambio mondiale via mare”.
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