Rimorchio a La Spezia: Msc non partecipa, in gara solo Rimorchiatori Spezzini
Il piano di espansione di Msc nel settore del rimorchio portuale italiano vedrà forse presto coinvolto il porto di Civitavecchia, ma non quello di La Spezia. Secondo quanto appreso da SHIPPING ITALY, nella gara per individuare il nuovo concessionario del servizio nello scalo ligure – procedura che ieri ha visto un passo in avanti, con […]
Il piano di espansione di Msc nel settore del rimorchio portuale italiano vedrà forse presto coinvolto il porto di Civitavecchia, ma non quello di La Spezia.
Secondo quanto appreso da SHIPPING ITALY, nella gara per individuare il nuovo concessionario del servizio nello scalo ligure – procedura che ieri ha visto un passo in avanti, con l’apertura delle buste con le offerte – l’unico a essersi fatto avanti è infatti l’operatore incumbent, ovvero la Rimorchiatori Riuniti Spezzini del gruppo Scafi, che è stata ammessa alla fase successiva.
Un passaggio che probabilmente sorprenderà chi si aspettava che il gruppo di Gianluigi Aponte avviasse la sua (attesa) campagna di sviluppo dell’attività di rimorchio nei porti italiani a partire proprio da uno degli scali in cui è ‘di casa’, quale appunto La Spezia, in cui Msc vanta una presenza solidissima non solo per via della partecipazione in Lsct ma anche grazie alle frequenti toccate delle sue navi nello stesso terminal.
Il gruppo ginevrino ha invece deciso di lasciare campo libero nello scalo ligure a quello che fino a poco tempo fa è stato il suo socio paritario in ConTug, concessionaria del servizio nel porto di Gioia Tauro, ovvero appunto il gruppo Scafi, da cui come rivelato da SHIPPING ITALY ha recentemente rilevato il 50% che ancora non era in suo possesso.
Quali che siano state le ragioni che hanno guidato la decisione (possibile che dietro ci sia la scelta di concentrare i mezzi solo su un numero ridotto di gare), l’astensione di Msc dai giochi farà con ogni probabilità tirare un sospiro di sollievo ai sindacati confederali, che sin dalla prima pubblicazione del bando di gara avevano espresso timori rispetto alle scarse garanzie offerte dalla clausola sociale nella sua formulazione iniziale (poi rettificata, ma senza miglioramenti significativi). Per il resto, va ricordato la procedura prevede una concessione in esclusiva del servizio per una durata di 15 anni e un valore stimato dell’appalto di 148,7 milioni di euro, a fronte della richiesta di impiego di almeno sei rimorchiatori (4 di prima linea, 1 di seconda linea e 1 ulteriore rimorchiatore).
Se il rischio di vedere un global carrier rilevare la concessione per il rimorchio portuale spezzino sembra quindi scongiurato, come già visto ieri le sigle sindacali stanno però guardando con molta apprensione alle procedure per il rinnovo delle concessioni che si stanno avviando in vari porti italiani.
In particolare la Filt-Cgil è tornata ancora oggi sul tema, evidenziando come sia necessario “vigilare sui singoli dettagli dei bandi e favorire una clausola concreta ed esigibile per la salvaguardia occupazionale”, soprattutto in vista della “avanzata, anche in questo settore, di grandi gruppi armatoriali che intendono farsi largo nel rimorchio portuale con l’intento di andare a consolidare sul mercato ed in maniera trasversale la propria posizione dominante”. Secondo l’organizzazione sindacale, che in particolare nella sua nota mette nel mirino proprio le gare di La Spezia e Civitavecchia – il rischio è anche che il raggiungimento delle economie di scala cui puntano i global carrier possa non coniugarsi con le “esigenze di sicurezza dello scalo e degli utenti”.
A questo scopo, la Filt Cgil ha concluso la nota chiedendo che il Mims, attraverso il Comando generale del Corpo delle capitanerie di porto e conseguentemente con le singole Capitanerie, si faccia “garante che nessun lavoratore già impiegato nei servizi di rimorchio portuale resti vittima dei nuovi bandi di gara”, ovvero che nelle procedure siano presenti “standard qualitativi ed organizzativi del servizio, competenza, professionalità e sicurezza” quali “elementi attraverso i quali bisogna incardinare una clausola sociale vera ed esigibile”.
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