Dfds cerca nuovi spazi retroportuali a Trieste
Berlino (Germania) – La compagnia di navigazione danese Dfds che due anni fa ha rilevato la turca Un RoRo, con relativa linea marittima e terminal portuale di Trieste, intende far crescere l’attività rilevando nuovi spazi retroportuali in Alto Adriatico. Lo ha rivelato a SHIPPING ITALY il numero uno di Samer Seaports & Terminals, Jens Peder […]
Berlino (Germania) – La compagnia di navigazione danese Dfds che due anni fa ha rilevato la turca Un RoRo, con relativa linea marittima e terminal portuale di Trieste, intende far crescere l’attività rilevando nuovi spazi retroportuali in Alto Adriatico. Lo ha rivelato a SHIPPING ITALY il numero uno di Samer Seaports & Terminals, Jens Peder Nielsen, spiegando che “il gruppo è interessato a insediarsi in aree alle spalle del porto di Trieste. Se fossero aree raccordate alla ferrovia e facessero parte della zona franca portuale sarebbe meglio ovviamente”.
La descrizione porta dritto al progetto FreeEste, il nuovo punto franco da 240.000 mq inaugurato un anno fa dall’Autorità di sistema portuale che a suavolta l’aveva rilevato da Wartsila Italia per 21 milioni di euro. Il piano di rilancio pensato dal presidente della port authority Zeno D’Agostino prevede aree per la logistica, lo stoccaggio, il packaging e la manifattura, non solo per l’import ma anche per l’esportazione di merci in regime extradoganale.
A proposito della dimensione necessaria Nielsen si è limitato a dire: “Guardiamo a superfici almeno di 50-100.000 metri quadrati dove poter movimentare le unità di carico che trasportiamo fra Italia e Turchia a bordo delle nostre navi e fra Trieste e il resto d’Europa via treno”.
A proposito dell’ormai storico ponte marittimo con l’Est Mediterraneo il manager danese ha tracciato un bilancio in chiaroscuro sull’esercizio appena trascorso perché, seppure sia in atto un evidente rallentamento dell’economia turca, “Dfds è comunque riuscita a compensare il calo sui semirimorchi trasportati con volumi maggiori di casse mobili e di container”.
I prossimi investimenti in cantiere, oltre all’insediamento in nuovi spazi retroportuali, riguarderanno una gru ferroviaria che si aggiungerà a quelle già operative e la realizzazione di due nuovi binari (rispetto ai quattro attuali da 320 metri di lunghezza ciascuno) per cercare di aumentare il numero di convogli effettuati. “Attualmente abbiamo una capacità per fare circa 3mila treni in e out da Trieste ogni anno ma con due nuovi binari questo numero potrebbe incrementarsi notevolmente” conclude Nielsen. Oltre ai collegamenti ferroviari attualmente già garantiti con il Lussemburgo, l’Austria, la Germania e la Slovacchia, Dfds guarda con interesse alla Polonia come prossimo mercato a cui rivolgersi per collegarlo all’autostrada del mare servita con la Turchia.
Nicola Capuzzo
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