Export di ortofrutta da record per l’Italia ma è allarme per i costi della logistica
Il nostro Paese deve già affrontare per il trasporto merci una spesa aggiuntiva di 13 miliardi di euro rispetto ai concorrenti degli altri Paesi
Con quasi 5,6 miliardi di euro (+8%) è record storico per la frutta e la verdura Made in Italy all’estero con le esportazioni che hanno raggiunto nel 2021 il massimo di sempre raddoppiando i valori registrati al debutto del secolo, ma il risultato è ora messo a rischio dal deciso aumento dei costi di trasporto con picchi del +35% trainati dal prezzo dei carburanti e dalla carenza di infrastrutture e snodi commerciali in Italia. Questo è quanto emerge dall’analisi di Coldiretti su dati Istat in rifermento a Fruit Logistica 2022 di Berlino la principale fiera internazionale di settore dove è presente il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, in loco per incontrare gli operatori italiani largamente preoccupati per l’impatto della guerra in Ucraina.
I prodotti ortofrutticoli Made in Italy che in valore crescono di più all’estero – spiega Coldiretti – sono le albicocche (+75%), le mele (+5%), i kiwi (+2%), i pomodori (+10,5%), le lattughe (+4%), i cavoli (+10%), stabile l’uva (+0,4%) mentre calano gli agrumi (-9%) e le patate (-15,6%). I consumatori che apprezzano di più frutta e verdura italiane sono i tedeschi che mettono nel loro carrello della spesa quasi un terzo (30,4%) di tutto quello che viene spedito all’estero dal Belpaese, con un valore che sfiora 1,7 miliardi nel 2021 in crescita del 5%. Dietro la Germania si piazza la Francia con oltre 580 milioni di euro di acquisti di ortofrutta italiana seguita dall’Austria con quasi 354 milioni.
Ma il trend rialzista coinvolge, nonostante le difficoltà legate alla Brexit, anche il Regno Unito dove i consumi crescono del 7,7% per un carrello della spesa che vale oltre 279 milioni di euro. E, prima che le truppe russe avviassero l’invasione militare, l’andamento positivo coinvolgeva anche l’Ucraina con una crescita del 4% degli acquisti.
In questo scenario l’impennata dei prezzi dei carburanti, secondo Coldiretti, “rischia di scatenare una tempesta sui costi della logistica con l’Italia che deve già affrontare per il trasporto merci una spesa aggiuntiva di 13 miliardi di euro rispetto ai concorrenti degli altri Paesi. In Italia il costo medio chilometrico per le merci del trasporto pesante è pari a 1,12 euro al chilometro, più alto di nazioni come la Francia (1,08 euro/chilometro) e la Germania (1,04 euro/chilometro), ma addirittura doppio se si considerano le realtà dell’Europa dell’Est: in Lettonia il costo dell’autotrasporto è di 0,60 euro al chilometro, in Romania 0,64 euro/chilometro; in Lituania 0,65 euro/chilometro, in Polonia 0,70 euro/chilometro” sostiene l’analisi su dati del Centro Studi Divulga.
Il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini,, spiega che “in tale ottica il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) finanziato con il Recovery Fund può essere determinante per agire sui ritardi strutturali dell’Italia e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese e anche con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria in alta velocità, con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo”.
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