Evoluzione professionale e normative per i marittimi al centro del convegno organizzato da Gente di Mare
Emersa la necessità di alzare il livello delle competenze degli equipaggi per far fronte alle nuove esigenze e il bisogno di adeguare le norme
Si è tenuto a Livorno il convegno “Evoluzione professionale degli equipaggi marittimi” organizzato da Gente di Mare, scuola di formazione obbligatoria per marittimi, e da Confitarma. Molti i relatori che hanno argomentato sul tema, rilevante per l’intero settore dato il gap denunciato fra domanda e offerta di lavoratori marittimi.
Il convegno, ha spiegato Elena Di Tizio, amministratore delegato di Gente di Mare, è stato voluto per iniziare insieme un dialogo che affronti il tema dell’evoluzione professionale basata sulla formazione degli istituti nautici (fondamentale per tutti gli equipaggi a prescindere dal fatto che lavorino su mercantili o su yacht o in altri segmenti del settore marittimo) che deve essere al passo con le esigenze delle aziende e anzi, possibilmente, prevenire quello che chiederà il mercato.
“Gli equipaggi sono un asset fondamentale per il mondo marittimo” ha detto Luca Sisto, direttore generale di Confitarma, aggiungendo che la necessaria adeguata formazione deve essere accompagnata da un ‘sistema mare’ che funzioni nel suo insieme e che recuperi quanto è stato perso nel tempo non investendo nella logistica e impoverendo così la capacità produttiva del Paese. Il dirigente ha proseguito: “L’Italia in questo momento con 38.000 marittimi comunitari, di cui la grande maggioranza italiani, è la flotta europea che impiega più marittimi europei; il Registro Internazionale ha creato occupazione internazionalizzando gli equipaggi”. Il dirigente ha poi aggiunto che si sta comunque assistendo a una diminuzione della flotta e quindi anche dell’occupazione nel settore derivanti da leggi obsolete e vincoli eccessivi. Di qui l’appello al senatore Paolo Marcheschi, membro della commissione Cultura e istruzione pubblica presente al convegno, al porre attenzione al settore deburocratizzando e semplificando l’industria del mare. Viceversa il rischio sarà uno spinto flagging out delle navi italiane verso registri di altri Paesi che hanno più cura nei confronti del settore marittimo.
Le problematiche esposte sono state riconosciute dal senatore Marcheschi “Gli istituti tecnici specializzati per il settore marittimo devono avere una preparazione al passo con i tempi. Anche il gap infrastrutturale del Paese andrà sanato in fretta ” ha poi concluso il parlamentare impegnandosi a collaborare con tutti gli attori del convegno.
L’attuale offerta formativa marittima è stata esposta nei dettagli ai partecipanti, fra i quali c’erano molti studenti, inizialmente dal com.te Alessandro Trevissone per l’Accademia Navale di Livorno. L’istituto militare forma equipaggi sia nelle competenze tecnico professionali sia nei principi etico-morali affinché i giovani, una volta al comando della loro prima unità navale, possano guidare in sicurezza i propri equipaggi creando un amalgama al loro interno e raggiungere il migliori risultati. Scelta anche da molte Marine Militari straniere per istruire i propri formatori l’Accademia ha un sistema formativo completo che include vari programmi, collabora anche con la Marina del Qatar e da alcuni anni ha attivato programmi di studio all’estero.
Vincenzo Poerio, presidente della Fondazione Isyl Toscana, partendo dai numeri importanti del segmento della nautica da diporto che in Italia realizza il 46% delle imbarcazioni del mondo e occupa 55.000 persone, ha spiegato come l’accademia Isyl, istituto tecnico superiore della nautica, insieme a Navigo, grande rete di aziende del settore, fa sì che queste ultime collaborino fattivamente nel progetto formativo dei ragazzi facendo loro conoscere il lavoro dal vivo. I corsi Isyl sono biennali e triennali (per il grado di comandante). Nella nuova offerta formativa – ha ricordato Vincenzo Poerio – c’è anche il nuovo ITS per la logistica che svolgerà un ruolo significativo data l’importanza che rivestono i trasporti marittimi per la nautica da diporto, oggi paradossalmente costretta a viaggiare via terra per i minori costi. Poerio ha ricordato la necessità di norme adeguate per equiparare i comandanti di yacht a quelli dei mercantili, per far sì che i primi, che comandano un’imbarcazione privata, abbiano anch’essi una qualifica professionale e ha aggiornato sulle attuali collaborazioni di Isyl con aziende che nel prossimo futuro porteranno all’apertura di corsi per il personale di macchine, per gli addetti all’ospitalità e per i certificati Stcw (che saranno gratuiti e il cui costo altrove è di 15.000 euro).
Proseguendo nell’offerta formativa italiana Eugenio Massolo, presidente dell’Accademia della Marina Mercantile di Genova, ha sottolineato la forte connessione con il mondo delle imprese e la grande componente tecnologica dell’istituto a cui si accede con selezione pubblica, il percorso marittimo che dura 3 anni (contro i due degli altri indirizzi) ha i 12 mesi obbligatori di addestramento a bordo e impone il conseguimento all’interno del percorso di una serie di certificazioni. L’Accademia di Genova, presente anche a Trieste, Gaeta, Catania e Napoli, fornisce un livello pari a quello di una laurea triennale all’interno dei paesi europei ed è in grado di occupare mediamente l’87% dei diplomati 12 mesi. L’istituto ha inoltre sviluppato un sistema, attraverso la West London University (che riconosce i crediti del corso Sctw diversamente dalle università italiane), in grado di far confluire gli studi in una laurea triennale valida in tutta Europa.
Il presidente di Gente di Mare nonché amministratore della società che gestisce e arma il rigassificatore Frsu Toscana, Pierpaolo Vinciguerra, ha sollevato l’importanza di estendere la formazione dei marittimi “anche su aspetti diversi dalla sicurezza – che resta naturalmente importante – perché gli equipaggi sono ormai chiamati a gestire situazioni sempre più complesse; il raggiungimento di questi livelli di competenza oggi è a completo carico delle compagnie che finanziano corsi avanzati spesso anche all’estero”. Vinciguerra ha inoltre sottolineato l’importanza di rendere più attrattiva la professione, comunque dura del marittimo, con adeguate connessioni internet a bordo, turni di minore lunghezza ed altre soluzioni che portino benessere agli equipaggi. Su questo punto in particolare si è soffermato anche Michele Bogliolo, fleet manager Carboflotta, riconoscendone l’importanza e richiamando inoltre anche quella delle competenze trasversali.
La figura del comandante e in particolare la responsabilità del suo ruolo è stato uno dei punti toccati dal convegno grazie all’intervento del comandante Claudio Tomei, presidente del sindacato dei marittimi Usclac. Partendo dalla considerazione che “il comandante è un dirigente di medio livello inserito in un contesto aziendale il cui vertice è a terra, non a bordo, e tecnicamente in grado di controllare in ogni istante le performance operative della sua nave: rotta, posizione, velocità, propulsione, e se inoltre si aggiunge che in ogni società vi è una Emergency room che dovrebbe assistere e indirizzare il comandante nelle sue decisioni, ne deriva che la responsabilità del comandante deve essere condivisa con i vertici aziendali. Addirittura questa responsabilità condivisa è statuita dal Safety Management System. Questi semplici concetti non sono affatto chiari alla giustizia, non sono chiari agli armatori e purtroppo spesso non sono chiari neppure ai comandanti”, ha dichiarato Tomei.
Ha chiuso gli interventi Maurizio Capitani, vicepresidente di Italia Yachtmasters, con il suggerimento – tra gli altri – di dedicare meno spazio alla teoria e più alla pratica nella formazione, applicando programmi molto più vicini alla routine di bordo.
“Abbiamo visto che occorre una formazione mirata e puntuale, che ci sono regole da riscrivere ed altre internazionali da recepire: la materia è complessa. Abbiamo voluto affrontare con un tavolo tecnico queste tematiche e continueremo su questa strada cercando di far arrivare al nuovo governo le informazioni corrette sulle quali lavorare insieme per stare al passo delle esigenze del mercato e superare le criticità” ha concluso a margine del convegno Elena Di Tizio.
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