Caso Cartour Delta: rinviati a giudizio i vertici aziendali e la società
Secondo gli accertamenti della GdF l’azienda avrebbe rappresentato una falsa situazione patrimoniale per ottenere un mutuo di 34 milioni di euro destinato all’acquisto della nave ro-pax
Ad esito dell’udienza preliminare, il giudice ha deciso per il rinvio a giudizio di tutti gli imputati.
È questo il verdetto della prima fase del processo che vede fra gli accusati i vertici della compagnia di navigazione Cartour, parte del gruppo Caronte&Tourist. Lorenzo Matacena in qualità di presidente del Cda, Pietro Franza come vice presidente del Cda, Luigi Genghi come consigliere d’amministrazione, Edoardo Bonanno come coordinatore dell’ufficio amministrativo per la redazione del bilancio civilistico e del bilancio consolidato del gruppo, e infine Ortensia Rotondo come procuratore speciale per la conduzione dell’ufficio amministrativo per la redazione del bilancio civilistico e del bilancio consolidato del gruppo.
Per tutti e cinque quindi il giudice per le indagini preliminari ha deciso che è necessario il processo per accertare i fatti. È coinvolta nel procedimento come persona giuridica anche la società Cartour srl, che risponde dell’illecito amministrativo legato alle altre tipologie di reati contestati alle persone fisiche. Anche per la società il gup ha disposto il rinvio a giudizio.
L’ipotesi di reato principale, quella delle false comunicazioni sociali in concorso, è contestata a tutti e cinque nei vari ruoli ricoperti a suo tempo, in relazione ad un fatto ben preciso: secondo gli accertamenti della Finanza la Cartour srl per ottenere un mutuo di 34 milioni di euro con due istituti di credito, il Mediocredito Italiano e Unicredit, destinato all’acquisto della motonave Cartour Delta, avrebbe rappresentato una falsa situazione patrimoniale nel bilancio societario del 2017, che si riferiva all’anno precedente, il 2016, e fu approvato dall’assemblea nel maggio 2018.
In particolare la società avrebbe indicato alla voce “Immobilizzazioni finanziarie dello stato patrimoniale” la partecipazione di controllo nella partecipata New TTT Lines srl, al suo costo d’ acquisto, ovvero 3,8 milioni di euro, anziché valutare la partecipazione “al minore tra il costo e il suo valore recuperabile” come, secondo l’accusa, avrebbe dovuto fare in ragione della situazione in cui versava la società per la definitiva interruzione della linea Catania-Napoli, che rappresentava la principale attività generatrice del 95% dei flussi finanziari in entrata.
Oltre a questa ipotesi di reato cumulativa c’è poi agli atti una contestazione al solo Matacena in qualità di presidente del Cda e rappresentante della Cartour srl, che è quella prevista dal decreto legislativo n. 74/2000, semplificando la dichiarazione “infedele” dei redditi: nelle tre annualità 2016, 2017 e 2018, secondo gli accertamenti della Finanza sarebbero state evase imposte rispettivamente per quasi 260 mila, 395 mila e 392 mila euro.
Al momento da Cartour non è pervenuto ancora alcun commento sulla vicenda.
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