Rixi: “Per la riforma dei porti guardiamo al modello spagnolo”
Il viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti ha preannunciato che servirà una legge delega e che il confronto con le categorie interessate inizierà già entro l’estate
Roma – Sarà il modello di governance spagnolo quello a cui si ispirerà il processo di riforma dell’ordinamento portuale che il Governo italiano intende avviare già dalla prossima estate con le consultazioni ufficiali con le associazioni di categoria (le prime consultazioni informali con alcune categorie sono già iniziate). Lo ha annunciato il viceministro alle Infrastrutture e Trasporti, Edoardo Rixi, intervenendo al maxi-convegno sulla portualità italiana organizzato a Roma da Assiterminal.
Interpellato su quale sarà l’indirizzo che l’esecutivo intende dare a questo atteso processo di riforma e su come si concilierà l’autonomia differenziata con una nuova governance portuale, Rixi ha in primis precisato che “servirà un’apposita legge delega”, perchè questo strumento consentirà di dare tempi certi al concepimento della nuova norma. “Sto studiando la materia” ha aggiunto il viceministro leghista, precisando che “il modello spagnolo con il suo Puertos del Estado abbinato a una autonomia locale di alcuni porti” è la rotta che il Governo intende seguire, sottolineando però come alla base di questo processo di rinnovamento serva “una visione nazionale”. A chi teme una deregulation o una privatizzazione spinta degli scali (magari attraverso delle port authority Spa a governare le banchine), Rixi ha risposto dicendo che “lo Stato deve mantenere il controllo pubblico sugli scali portuali”. In Italia il ruolo e la funzione rappresentata da Puertos del Estado in Spagna potrebbe essere assunta da Assoporti (se ne saranno ampliate risorse e competenze) e non sarebbe troppo diversa dalla missione pianificatoria e di coordinamento scvolta in ambito aeroportuale da Enac (ente nazionale per l’aviazione civile).
Un’idea di portualità che replica quasi fedelmente il pensiero espresso pochi minuti prima anche da Zeno D’Agostino (da tempo ormai in reciproca e grande sintonia con Edoardo Rixi) che aveva aperto appunto a un’ipotesi di autonomia differenziata dei porti (menzionando anche lui il modello spagnolo) a patto che a monte ci sia un’idea precisa di portualità alla quale l’Italia ambisce.
Luca Becce, presidente di Assiterminal, nella sessione di apertura del convegno aveva lanciato un allarme contro l’autonomia differenziata sottolinenado che “solo con una politica di sistema si possono fare investimenti coordinati. Attenzione perchè lavorando all’autonomia differenziata servirà restituire funzioni coerenti rispetto ai singoli scopi che ogni soggetto si prepone”.
Dopo aver ascoltato le parole del viceministro Rixi lo stesso Becce ha detto che Assiterminal puoò essere “d’accordo con il modello spagnolo che potrebbe funzionare in Italia se c’è un forte coordinamento centrale”. Una delle criticità che il presidente dei terminalisti portuali si è già spinto a segnalare riguarda le possibili “problematiche a determinare il valore (dei canoni demaniali in vari porti, ndr) sulla base di comuni fattori”.
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