Autotrasporto container e dumping sociale: sindacati in fibrillazione in porto a Genova
Possibili iniziative di protesta per le mancate risposte dell’Adsp del Mar Ligure Occidentale sulle linee guida e documentali da far applicare alle aziende che operano nelle aree portuali
Potrebbe portare a iniziative sindacali più impattanti per il porto di Genova la scelta della locale Autorità di sistema portuale di non dare seguito a una richiesta di incontro avanzata a fine giugno dalle segreterie provinciali e regionali di Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti “per proporre alcune linee guida e documentali da far applicare alle aziende di autotrasporto che operano nelle aree portuali”.
La nota rilasciata dalle organizzazioni spiega che la finalità è quella di “tutelare retribuzione, contribuzione, salute e sicurezza dei lavoratori che prestano la loro attività presso le aziende di autotrasporto container che svolgono operazioni all’interno del porto. L’obiettivo delle organizzazioni sindacali è quello di limitare il fenomeno del dumping sociale, impedendo alle aziende di fare corse al ribasso pur di accaparrarsi i viaggi senza curarsi delle condizioni di lavoro dei dipendenti. Serve stabilire regole, e documentazione di garanzia obbligatoria, già in fase di rilascio dei permessi portuali, al contrario di quanto avviene attualmente”.
Marco Gallo e Leonardo Cafuoti di Filt Cgil Genova, Mirko Filippi e Pietro Cesarano di Fit Cisl e Giovanni Ciaccio e Simone Angius di Uiltrasporti sostengono infatti che “ad oggi le aziende di autotrasporto possono richiedere i permessi per i camionisti di accesso alle aree portuali di Genova fornendo una semplice autodichiarazione, senza dare alcuna garanzia di correttezza del rispetto delle previsioni contrattuali riguardanti retribuzione, orario di lavoro, straordinari, trasferte e soste notturne sui mezzi. Questa situazione potrebbe essere arginata stabilendo dei requisiti essenziali e documentali che le aziende dovrebbero rispettare per ottenere il rilascio e la revisione dell’autorizzazione all’ingresso, come già avviene in altri porti italiani. Purtroppo Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale non ha ad oggi ritenuto importante rispondere alla nostra richiesta, non cogliendo la rilevanza delle nostre proposte che mettono al centro la tutela, in primis, dei lavoratori ma anche delle aziende sane e corrette che con la stipula di accordi con le organizzazioni sindacale stipulanti il Contratto Collettivo Nazionale, onorano le regole contrattuali”.
In assenza di riscontro al sollecito odierno e di confronto con le organizzazioni dei lavoratori, Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti di Genova e Liguria “valuteranno le azioni più opportune per far sentire la voce dei lavoratori e della legalità, contro l’ingresso di chi non rispetta le regole”.
“Ogni iniziativa utile a contrastare fenomeni elusivi, evasivi o illegali troverà il nostro sostegno.” È la posizione espressa da una nota di Fai Liguria che “appoggia la richiesta di Filt Cgil – Fit Cisl – Uiltrasporti Uil Genova e Liguria. Per Fai Liguria il VicePresidente Claudio Sensi e il Segretario Gianfranco Tiezzi ribadiscono le priorità per andare incontro alle esigenze del settore dell’autotrasporto. La situazione delle nostre imprese è difficilissima. Il Ministero lo ha certificato aumentando dell’80% i costi minimi del trasporto su gomma (da 1,6 a 2,9 euro a km.). Le problematiche da affrontare per la filiera in questi mesi sono state tante: guerra, rincaro carburanti e di tutti i costi, concorrenza dei vettori esteri che in alcuni paesi dell’est europeo godono di un sistema retributivo e contributivo assolutamente sotto qualsiasi parametro europeo, inoltre la presenza di un sottobosco di imprese nella catena del subappalto senza regole che creano una situazione di esasperazione e di criticità finanziaria anche nelle imprese virtuose. Le imprese virtuose che quotidianamente svolgono il loro lavoro con impegno e professionalità vanno sostenute con ogni mezzo”.
Ottima iniziativa quella dei sindacati, quindi per Sensi e Tiezzi, ma “deve valere nei confronti di tutta la filiera: autorità pubbliche, terminalisti, spedizionieri, agenzie marittimi, imprese logistiche e distribuzione commerciale. Togliere autorizzazioni o concessioni ai soggetti che alimentano o contribuiscono ad alimentare fenomeni di illegalità potrebbe essere un ottimo segnale, soprattutto ripristinando la legalità e una leale concorrenza in un settore così competitivo e determinante per il nostro Pil”.
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