Illegittimi gli atti dell’Adsp di Venezia, a rischio i dragaggi in Laguna
Anac bacchetta l’ente in merito alla gestione dei siti di conferimento dei fanghi alle isole Tresse. Netta la replica del presidente Di Blasio
Si complica il percorso predisposto dall’Autorità di Sistema Portuale di Venezia per effettuare i dragaggi manutentivi dei fondali della Laguna e in particolare i pescaggi del canale Malamocco – Marghera dopo che l’Autorità Nazionale Anti Corruzione (Anac) ieri ha pubblicato un atto estremamente critico sull’operato dell’ente.
La vicenda è estremamente ingarbugliata e risalente, ma il punto nodale risiede in due atti del 2018 e 2019 con cui l’Adsp ha prorogato (e ampliato) senza gara la concessione di Tressetre (gruppo Mantovani) relativa alla gestione dell’isola Tresse 3 su cui negli anni precedenti era stata realizzato un sito di conferimento dei fanghi di dragaggio, fissando la conclusione del contratto al 31/12/2022 (con esaurimento della capacità del sito).
Oltre a problematiche legate al collaudo di quelle opere Anac a fine marzo ha eccepito sulla legittimità di quegli atti, invitando l’Adsp alla “valutazione delle più opportune azioni a tutela dell’interesse pubblico” e raccomandando “pro futuro, anche in riferimento alle eventuali gestioni commissariali, di tenere conto delle osservazioni dell’Autorità e di provvedere ad un’applicazione rigorosa della disciplina di settore”.
Ieri il verdetto che ha bocciato quanto intrapreso da Adsp negli ultimi quattro mesi. Lamentando la perdurante assenza di un piano morfologico e ambientale, “strumentale alla pianificazione e individuazione dei siti ove conferire i sedimenti provenienti dai dragaggi dei canali” e la necessità, tuttavia, del “mantenimento in laguna dei sedimenti, per ragioni di equilibrio ambientale” l’ente guidato da Fulvio Lino Di Blasio, nelle more di un accordo con Comune e Provveditorato “volto a individuare un nuovo sito ove effettuare i conferimenti”, ha sostenuto che “l’unica soluzione possibile sarebbe la prosecuzione del rapporto con l’attuale concessionario, conferendo i sedimenti sino alla quota massima di 12,50 m s.l.m., ancora disponibile”.
Di fatto un’ulteriore allungamento di un contratto già ritenuto “illegittimo” da Anac, per “estendere al 2023 la durata del contratto ed effettuare i conferimenti mancanti”. Da cui l’inevitabile richiamo a esimersi da una soluzione che “altera l’equilibrio economico della concessione a favore del concessionario e ne estende notevolmente l’ambito di applicazione, traducendosi di fatto in una terza proroga contrattuale illegittima”.
Con un suggerimento, peraltro, per uscire dalla situazione. Avvalersi cioè di una norma inserita nel nuovo codice degli appalti, che prevede che i titolari di lavori, forniture e servizi affidati o prorogati loro non conformemente al diritto europeo affidino “mediante procedura ad evidenza pubblica una quota tra il 50 per cento e il 60 per cento dei contratti di lavori, servizi e forniture stabilita convenzionalmente dal concedente e dal concessionario”.
Un consiglio che però Adsp non sembra voler prendere in considerazione, quanto meno a leggere la piccata nota diramata in replica ad Anac, con cui, oltre ad anticipare il “dettagliato riscontro” in preparazione, si è espressa con “grande sorpresa rispetto ad alcune contestazioni e valutazioni in essa contenute, che appaiono del tutto decontestualizzate rispetto al percorso lineare ed efficace di confronto avuto fino ad oggi”. Adsp, poi, ha replicato ad Anac di aver “completamente ignorato le azioni concrete messe proattivamente in campo proprio per riscontrare le raccomandazioni di Anac” e ha ribadito di confidare “nella correttezza e legittimità delle azioni intraprese e nella loro utilità per la positiva risoluzione del problema della gestione dei sedimenti”.
Scorati gli operatori portuali veneziani, per i quali la presunta violazione di legge dovrebbe essere tralasciata da Anac: “Rileviamo con forte disappunto che ancora una volta si sta bloccando l’unica possibilità concreta di agire sulle manutenzioni dei canali” riporta una nota di Venezia Port Community.
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