Grimaldi al fianco di Msc contro l’Ets: “Costerà fino a 15 milioni a nave”
L’armatore partenopeo denuncia non solo la concorrenza per i porti di transhiment container ma anche per gli scali limitrofi all’Europa come quelli turchi e inglesi nei trasporti ro-ro
L’emission trading system, il sistema per lo scambio di quote di emissioni nell’Unione europea destinato a entrare in vigore a gennaio 2024, continua a sollevare proteste e reazioni nella speranza che Bruxelles possa e voglia ancora intervenire per correggere quelle che potrebbero diventare distorsioni della concorrenza fra paesi limitrofi.
Dopo le uscite pubbliche di Msc (tramite il presidente Diego Aponte) e dell’Autorità di sistema portuale di Gioia Tauro, dal programma televisivo Quarta Repubblica è intervenuto anche Guido Grimaldi, presidente dell’associazione Alis e vertice di Grimaldi Group. “Questa tassa (Ets) rischia di creare concorrenza sleali e situazioni molto complicate; per il nostro gruppo vale diverse centinaia di milioni di euro” ha sottolineato l’armatore partenopeo, ricordando inoltre che, “rispetto alle navi portacontainer noi sulle linee intra-europee saremo tassati al 100%”.
Grimaldi ha calcolato che l’Ets “può valere da 5 fino a 15 milioni di euro a nave (dipende dalle emissioni prodotte)” ed “è un aggravio che un armatore non può sostenere per cui purtroppo dovranno poi i consumatori finali e i passeggeri pagare una parte di questa tassa”. C’è poi un tema di possibile distorsione della concorrenza fra Paesi europei limitrofi o affacciati sullo stesso mare: “Ci sono linee – ha aggiunto – che partono dall’Europa verso la Gran Bretagna o dall’Europa verso la Turchia navigando mari che di fatto toccano le sponde europee e lì la tassa agirà solo sul 50%, quindi si crea anche un’alterazione della concorrenza nei confronti di quei Paesi che lavorano con l’Europa ma le merci figurano come extra-Ue”. Per Grimaldi “l’errore molto grande è pensare di ridurre le emissioni globali con una tassa che agisce solo a livello regionale. L’Europa rischia di essere autolesionista. Andrà a impattare su cittadini e sulle imprese europee”.
Nella stressa occasione è intervenuto anche l’europarlamentare del Partito Democratico, Brando Benifei, spiegando che “entro la fine di dicembre 2023 si dovranno identificare quei porti non europei, come Tangeri e come Port Said in Egitto, perché non vengano esentati. Proprio perché non diventino una via per evadere questo contributo”.
N.C.
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