Tir lumaca, Csm e Gnv, il porto di Genova si prepara a giorni di protesta
Iniziative proclamate in occasione del via ai lavori del tunnel subportuale. Assenza dell’autoparco e mancato rispetto degli accordi le rispettive motivazioni
L’inaugurazione dei lavori del tunnel subportuale, l’ultima megaopera (900 milioni di euro ad oggi le stime di costo) varata dal Commissario per il piano straordinario delle opere portuali di Genova Marco Bucci (che del capoluogo ligure è anche sindaco) potrebbe caratterizzarsi per le proteste organizzate per lunedì 4 marzo, scelta naturalmente non casuale, data l’annunciata presenza del Ministro delle infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, e del Ministro dell’interno, Matteo Piantedosi.
Una manifestazione “tir lumaca” è stata infatti indetta dalle associazioni di categoria dell’autotrasporto Aliai/Alia Claai, Cna Fita, Confartigianato Trasporti, Fai Liguria, Fiap, Legacooperative e Trasportounito. “In un contesto generale sempre più preoccupante – scrivono – le imprese dell’autotrasporto che operano su Genova e in particolare con il porto di Genova denunciano una condizione cha ha ormai superato il limite, in merito all’assoluta necessità di parcheggi per mezzi pesanti”.
Le associazioni calcolano che occorrerebbe realizzare “almeno 800 stalli, anche in considerazione del fatto che i pochi parcheggi ad oggi a disposizione sono tutti provvisori con scadenze temporali anche molto vicine”. E, senza menzionare il progetto dell’autoparco dell’area cosiddetta Erzelli 2, previsto dall’Autorità di sistema portuale ma mai realizzato perché occupata ancora (nonostante un titolo scaduto) dal Gruppo Spinelli, indicano come unica area “adatta” quella “ex Ilva”.
Intendendo con ciò circa 100mila mq delle aree passate in base agli accordi di programma del 2005 in diritto di superficie ad Ilva e parte di circa 500mila mq che, nel complicato mosaico del passaggio delle attività di Ilva ad Acciaierie d’Italia, sarebbero oggi inutilizzati secondo le imprese dell’autotrasporto. Il tema dell’autoparco si legherà poi a quello altrettanto sentito dalle sigle dell’autotrasporto della “viabilità e della fragilità delle infrastrutture e della rete autostradale”, anche a seguito dell’aumento tariffario di inizio anno.
In piazza però scenderanno anche i lavoratori di Gmt – Genoa Metal Terminal e della controllata Csm: le segreterie locali di Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti hanno proclamato rispettivamente 24 e 48 ore di sciopero. Se i primi lamentano “il pessimo clima” creato dall’azienda con un licenziamento a loro dire ingiustificato, i secondi si rifanno proprio alla vertenza legata al tunnel subportuale.
A causa dei lavori il deposito in concessione a Csm dovette essere restituito all’Adsp (è già stato demolito): l’azienda fu ristorata con una somma mai resa nota e la concessione di un’area più piccola, mentre i lavoratori oggi lamentano il mancato rispetto dell’accordo in base a cui, a fronte della sospensione dello sciopero proclamato in quell’occasione, sarebbe stata garantita loro dall’azienda, col suggello dell’ente, la corresponsione di un certo numero di ore di straordinario (parametrato su quelle mediamente effettuate prima dello ‘sfratto’) anche se non effettuate, a compensazione della perdita di lavoro legata alla demolizione del magazzino.
All’elenco delle proteste si è aggiunto infine anche il sindacato Usb che per lunedì 4 a martedì 5 marzo ha proclamato un altro sciopero contro Grandi Navi Veloci (il terzo in pochi mesi) “per il superamento dei contratti part-time e il riconoscimento del RLS (Rappresentante dei Lavoratori della Sicurezza), che ancora oggi non viene riconosciuto tramite elezioni tra i lavoratori, ma individuato in maniera non chiara senza tener conto della Legge 81 del 2008” si legge nella nota dell’Unione Sindacale di Base. “Il 4 marzo – si preannuncia – saremo all’inaugurazione dei lavori del tunnel sub-portuale e sarà per noi un’occasione per farci sentire. Il giorno dopo, 5 marzo, dalle ore 7:30, saremo in presidio in Via Balleydier 7 , sotto il grattacielo Msc e Gnv”.
A.M.
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