I timori di Rixi per la nuova diga di Genova e l’ipotesi di nominare un subcommissario
A un evento di Alis a Roma il viceministro ‘rimprovera’ alla magistratura di non aver fermato Signorini per tempo se aveva certe informazioni dal 2021
Il viceministro alle Infrastrutture e Trasporti, Edoardo Rixi, teme che l’inchiesta della Procura di Genova possa comportare “destabilizzazione e quindi il rallentamento dei cantieri”. Al punto che emerge l’ipotesi di un subcommissario che si aggiungerebbe al commissario straordinario Marco Bucci, sindaco di Genova (non indagato) e già commissario straordinario del Piano delle opere per la ricostruzione post- ponte Morandi.
All’evento “Un caffè a Villa Borghese” organizzato dall’associazione Alis, Rixi a proposito dell’inchiesta di Genova e dei lavori della nuova diga ha detto: “Mandiamo degli ispettori per acquisire gli atti dell’autorità portuale al centro dell’attività della procura. Sono oltre 10 miliardi, la diga vale un miliardo, ma consente di incrementare l’attività portuale. Il 24 (maggio, ndr) iniziano i lavori. Prima di mettere il primo cassone è stato messo un primo strato per ridurre il fondale, la profondità è di 50 metri. Uno dei problemi è che la Sovrintendenza ha impedito la demolizione della vecchia diga. Questo ha reso più onerosa l’operazione. L’Anac fa delle osservazioni, alcune inerenti altre no, dice che la diga non è rilevante a livello nazionale, che non deve entrare tra le prime 10, non sta all’Anac, è stato deciso dal governo Draghi e prima dal governo Conte. C’è un po’ di confusione, alcuni atti sono sotto esame della procura, il rischio è la destabilizzazione, il mio timore è che inizi la demolizione della vecchia diga e che poi la costruzione della nuova si fermi. Spero di no, ma si dovrà capire dove vanno le indagini, ci vuole una forte interlocuzione. Gli ispettori possono acquisire gli atti dell’autorità portuale”.
E’ in questo contesto che Rixi aggiunge: “Stiamo valutando la nomina di un subcommissario. A oggi non c’è un rallentamento ma una fortissima pressione mediatica politica che induce a prendere una serie di cautele che prima erano prese con più nonchalance. È uno scalo complesso, il primo del paese. Non abbiamo solo la diga: ribaltamento a mare di Fincantieri, binari, connessione ferroviaria, opere che hanno termini legati a Pnc o Pnrr, cioè il 2026”.
Sempre il viceministro sull’ex presidente della port authority (ora in carcere), Paolo Emilio Signorini, ha proseguito dichiarando: “Noi immaginavamo un sistema con un’idea centrale sugli interporti e sulla razionalizzazione degli investimenti sugli scali. La situazione attuale genera una forte tensione sugli operatori. Abbiamo bisogno di trovare dei nuovi spazi per tutti gli operatori, che pagano le tasse in Italia e affinché si agevolino le autostrade del mare”. Parole sicuramente apprezzate dal padrone di casa all’evento di Roma, ovvero il presidente di Alis Guido Grimaldi (che è anche direttore commerciale delle autostrade del mare di Grimaldi Euromed).
“Tutto questo presuppone che a livello centrale le decisioni non arrivino in seconda o terza battuta. Occorre un’economia degli scali e un continuo coordinamento. Ad oggi ognuno fa quello che vuole in maniera anarchica” sono state le parole di Rixi. “A Genova – ha ancora aggiunto – c’è la grande problematica che se qualcuno sapeva che dal 2021 il commissario non aveva dei comportamenti consoni, si doveva agire prima, e non aspettare tre rinnovi da tre governi diversi. Se una parte dello Stato sa che Signorini ha comportamenti inadatti al ruolo, perché non lo ha detto a Giovannini che ne ha proposto la nomina? Giovannini non lo sapeva, questo è sicuro, ma se c’erano pezzi dello Stato che invece erano informati, perché non l’hanno detto a Giovannini? Lo Stato deve capire che su temi che ci connotano a livello internazionale come la competitività dei nostri porti, le sue componenti si devono parlare”. Un messaggio, quello del viceministro del Mit, che sembra rivolto all’operato della magistratura.
N.C.
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