Zero aiuti allo shipping: Mattioli critica le divisioni mentre Duci attacca Mit e Governo
“Stiamo creando un’implosione del sistema”. “Non è possibile avere così tante voci”. “Stiamo dando alibi a Roma per non decidere su questioni importanti per la categoria”. Questi sono alcuni passaggi salienti dell’intervento al Blue Economy Summit di Mario Mattioli, presidente di Confitarma, che è più volte tornato sul delicato tema della frammentazione di rappresentanza e […]
“Stiamo creando un’implosione del sistema”. “Non è possibile avere così tante voci”. “Stiamo dando alibi a Roma per non decidere su questioni importanti per la categoria”.
Questi sono alcuni passaggi salienti dell’intervento al Blue Economy Summit di Mario Mattioli, presidente di Confitarma, che è più volte tornato sul delicato tema della frammentazione di rappresentanza e di interessi nello shipping.
A proposito delle delicate questioni che riguardano il decreto Rilancio e la richiesta di risorse pubbliche invocate sia da Confitarma (per Costa Crociere e per il corto cabotaggio) che da Assarmatori (solo per il corto cabotaggio e i traghetti), Mattioli ha detto che “non esiste alcun tesoretto”, aggiungendo che “si tratta di una guerra fra poveri”. Poi ha proseguito affermando: “Triste leggere classifiche su chi è arrivato primo a fare proposte normative. Il presunto tesoretto di risorse stanziate e non utilizzate (il riferimento è agli sgravi contributivi del personale navigante sulle navi del Gruppo Costa Crociere, ndr) è una bufala”.
Con l’occasione Matteo Catani, amministratore delegato di Grandi Navi Veloci e rappresentante di Assarmatori, ha ribadito che invece secondo loro anche quelle poche risorse risparmiate per il fatto che Costa Crociere non ha operato, vanno prioritariamente assegnate al settore dei traghetti. Anche se fossero pochi spiccioli.
Mattioli, che da pochi giorni è stato riconfermato presidente anche della Federazione del Mare (federazione a cui fanno capo soprattutto le associazioni confindustriali del mondo shipping e trasporti), è andato oltre a proposito delle divisioni del cluster: “È come – ha aggiunto- se non avessimo una governence dal punto di vista associativo. In Italia c’è un personalismo esagerato che bisogna superare”.
Sull’argomento, anche se da un’altra angolatura, è intervenuto anche Gian Enzo Duci, presidente di Federagenti, affermando a proposito degli scarsi risultati di lobby ottenuti dal mondo dello shipping, che “se oggi il Ministro fosse ancora Toninelli saremmo tutti a chiederne le dimissioni. I risultati dell’azione del Ministero dei trasporti sono oggettivamente assenti”.
Duci ha infine sottolineato come il settore non sia riuscito “a portare a casa niente in un momento in cui le risorse pubbliche stanziare oggettivamente non sono state scarse”.
Oltre al discutibile ed ennesimo salvataggio di Alitalia, il presidente degli agenti marittimi ha evidenziato come si sia “parlato più di monopattini che di logistica e trasporti. Al trasporto aereo (Alitalia esclusa) sono state assegnate risorse a fondo perduto per a 150 milioni di euro mentre ai traghetti nulla nonostante servisse la metà di quella cifra. Quello che gli ormeggiatori hanno ottenuto è arrivato per relazioni politiche personali”.
Minaccioso il monito finale di Duci: “O questo Governo cambia approccio verso il settore dello shipping o il comparto dovrà assumere inevitabilmente un atteggiamento più critico verso l’azione dell’esecutivo”.
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