Al porto di Singapore si registra la congestione più alta dai tempi del Covid
Lo scalo ha visto crescere tra gennaio e maggio i volumi scaricati del 22%, mentre gli ‘ingorghi’ si estendono ai porti malesi e alla Cina
La congestione nel porto container di Singapore, secondo Reuters, è al suo “livello peggiore dalla pandemia di Covid-19”, in conseguenza dei dirottamenti obbligati delle navi per il Capo di Buona Speranza.
Secondo i dati di Lynerlitica, più in generale la congestione portuale globale ha raggiunto ora il livello più alto degli ultimi 18 mesi, con il 60% delle navi in attesa alla fonda in Asia, per una capacità totale di oltre 2,4 milioni di Teu ‘bloccata’ a metà giugno perché in attesa di poter ormeggiare.
Le navi stanno scaricando quantità maggiori di container in grandi hub di trasbordo come Singapore, da dove poi i carichi partono per le destinazioni finali, spiega l’agenzia. Questo fenomeno si riscontra guardando ai volumi ‘arrivati’ nello scalo tra gennaio e maggio, cresciuti del 22% rispetto a un anno prima, con impatti significativi sulla sua operatività. La conseguenza è quindi quella di una situazione di pesante congestione, con tempi medi di attesa per l’ormeggio che alla fine di maggio arrivavano a 2-3 giorni (contro la media di un giorno in situazioni standard) secondo la Maritime and Port Authority della città-stato asiatica e addirittura a una settimana stando a Linerlytica e PortCast. La situazione ha spinto l’operatore portuale Psa a riattivare alcune banchine e ormeggi nel Keppel Terminal e ad aprirne di nuove al Tuas Port.
Nel frattempo tuttavia, da Singapore le criticità si sono allargate ad alcuni vicini porti malesi quali quello di Port Klang e Tanjung Pelepas in Malesia, e parallelamente i tempi di attesa sono aumentati anche nei porti cinesi, in particolare a Shanghai e Qingdao.
A causa della congestione portuale asiatica, Maersk ha annunciato la cancellazione di due viaggi dalla Cina e dalla Corea del Sud all’inizio di luglio.
A esacerbare il fenomeno, secondo gli analisti, è stato anche l’arrivo anticipato della peak season dei trasporti marittimi – che solitamente prende il via a giugno – scattato un mese prima sulla spinta del desiderio di molti operatori, in particolare di molte aziende statunitensi, di ripristinare le proprie scorte in vista della stagione invernale. Questo fenomeno si è tradotto in una crescita del 12% dei volumi dei principali dieci porti Usa tra gennaio e maggio. A questa tendenza, secondo alcuni analisti, concorrerebbe anche una corsa agli acquisti di prodotti (quali alcuni di tipo medicale) che dal 1 agosto saranno soggetti a nuovi dazi per importazioni dalla Cina, sebbene nel complesso queste imposizioni dovrebbero avere un impatto limitato. Ulteriori elementi di preoccupazione potrebbero arrivare da eventuali scioperi nei porti Usa, mentre come noto in Germania questi già sono realtà. Secondo Reuters, tutte queste forme di disruption si tradurranno in noli più elevato e comunque prezzi più alti per i consumatori.
“Si tratta di enormi colpi finanziari da assorbire per i caricatori” ha affermato in conclusione Peter Sand, responsabile degli analisti di Xeneta.
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