Scambi marittimi globali in aumento del 2,4% tra 2025 e 2029
L’agenzia Onu stima che l’anno in corso verrà chiuso con traffici globali via mare in aumento del 2%
Dopo una crescita del 2,4% nel 2023 (a 12,292 miliardi di tonnellate di merce movimentata), gli scambi marittimi globali chiuderanno l’anno in corso con una più modesta progressione del 2%, trainata dalla domanda di rinfuse come minerale di ferro, carbone e grano al fianco di quella dei beni in container.
Quest’ultimo segmento, dopo l’aumento dello 0,3% del 2023 (per una parallela crescita della offerta di capacità dell’8,2%), vivrà quest’anno un incremento del 3,5%, ma sulle sue prospettive future pesa l’evoluzione dello scenario geopolitico globale.
Questo riporta, in sintesi, l’introduzione dell’ultima Review of Maritime Transport dell’Unctad, l’agenzia Onu per il commercio globale. Rispetto all’andamento nei prossimi anni, il report stima un incremento medio annuo del 2,4% tra 2025 e 2029, con il segmento container in particolare in progressione del 2,7%.
Passando in rassegna varie tendenze degli scambi marittimi, lo studio ha anche puntato l’attenzione anche sulla crescita del numero di tonnellate-miglia percorse dalle navi commerciali, aumentato nel 2023 del 4,2% a 62,037 miliardi. Anche la distanza media percorsa da ogni tonnellata di merce movimentata per via marittima, rileva, ha continuato a crescere per effetto dei dirottamenti per il Capo di Buona Speranza o l’aggiramento di Panama via lo Stretto di Magellano, e arriverà a toccare nel 2024 le 5.186 miglia marine (dalle 4.675 del 2000).
Guardando al ruolo del trasporto via mare rispetto alle economie globali, due sono i punti degni di nota. Il primo è la tendenza – osservata in realtà già da alcuni anni – al disaccoppiamento tra l’andamento degli scambi marittimi e quello della produzione globale, con i primi che nel 2023 sono cresciuti in misura minore rispetto ai secondi. Interessante anche rilevare che secondo Unctad le criticità relative ai transiti nel mar Rosso e nel canale di Panama si rifletteranno un aumento dei prezzi al consumo, con un contributo che sarà dello 0,6% nel 2025, andando a incidere soprattutto sulle economie dei piccoli paesi insulari in via di sviluppo, dove questo sarà dello 0,9% (toccando in particolare con un +1,3% i cibi processati). Le stesse due criticità peseranno sull’evoluzione del Pil globale, con un calo medio stimato a livello mondiale dello 0,06%, e un impatto maggiore sui piccoli paesi insulari in via di sviluppo (-0,11%).
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