Trump sostiene i portuali Usa nella battaglia contro l’automazione nei porti
Il presidente eletto fa esplicitamente sua la posizione del sindacato Ila, pronto a un altro maxisciopero se la controparte non farà un passo indietro
Il presidente eletto degli Stati Uniti d’America Donald Trump si è schierato con la dirigenza dell’International Longshoremen’s Association nella lotta del sindacato contro l’automazione nei porti degli Stati Uniti.
A un mese dalla scadenza per il rinnovo, stabilita in sede di trattativa contrattuale a valle di un duro sciopero effettuato da Ila a ottobre, il dibattito sull’automazione e sul suo ruolo nei porti della costa orientale e del golfo degli Stati Uniti continua a tenere banco. L’Ila ha preso una posizione ferma contro l’automazione o la semi-automazione e ha incolpato la U.S. Maritime Alliance di voler espandere l’uso di gru a portale semi-automatiche su rotaia per aver causato il fallimento delle trattative per il contratto quadro.
Trump, in un post sul suo sito di social media Truth dopo un incontro con il presidente dell’ILA, Harold Daggett, e il vicepresidente esecutivo, Dennis Daggett ha scritto: “Ho studiato l’automazione e so praticamente tutto quello che c’è da sapere al riguardo. La quantità di denaro risparmiata non è minimamente paragonabile al disagio, al dolore e al danno che causa ai lavoratori americani, in questo caso, ai nostri scaricatori portuali. Spero che capiscano quanto sia importante per me questa questione”.
Secondo il presidente in pectore “le aziende straniere hanno fatto una fortuna negli Stati Uniti grazie all’accesso ai nostri mercati. Non dovrebbero cercare di racimolare fino all’ultimo centesimo sapendo quante famiglie sono state ferite. Hanno profitti record e preferirei che queste aziende straniere li spendessero per i grandi uomini e donne sui nostri moli, piuttosto che per i macchinari, che sono costosi e che dovranno essere costantemente sostituiti. Alla fine, non c’è alcun guadagno per loro e spero che capiscano quanto sia importante per me questa questione. Per il grande privilegio di accedere ai nostri mercati queste aziende straniere dovrebbero assumere i nostri incredibili lavoratori americani, invece di licenziarli e rispedire quei profitti nei paesi stranieri”.
Il sindacato ha ribadito la sua intenzione di scioperare per la seconda volta se non si raggiunge un accordo prima della scadenza, il 15 gennaio 2025. Ciò avverrebbe solo cinque giorni prima dell’insediamento di Trump e minaccerebbe di avere un impatto sul programma del nuovo presidente che si è candidato prefiggendosi di migliorare l’economia statunitense.
La Usmx ha risposto rapidamente al post di Trump dicendo che non vede l’ora di lavorare con il nuovo presidente e la sua amministrazione. L’associazione datoriale era stata messa sotto pressione anche dall’amministrazione Biden durante lo sciopero di ottobre con il presidente Joe Biden, il segretario del lavoro ad interim Julie Su e il segretario ai trasporti Pete Buttigieg che hanno tutti premuto per significativi aumenti salariali per gli scaricatori portuali. L’Ila e l’Usmx hanno concordato un aumento salariale del 61% per il nuovo contratto di sei anni, ma hanno lasciato in sospeso il tema automazione.
“Questo contratto va oltre i nostri porti: si tratta di supportare i consumatori americani e dare alle aziende americane accesso al mercato globale, dagli agricoltori ai produttori, alle piccole imprese e alle start-up innovative alla ricerca di nuovi mercati in cui vendere i loro prodotti” ha affermato l’Usmx in una dichiarazione in risposta a Trump e all’Ila. “Per raggiungere questo obiettivo, abbiamo bisogno di una tecnologia moderna che, è provato, migliora la sicurezza dei lavoratori, aumenta l’efficienza dei porti, aumenta la capacità dei porti e rafforza le nostre catene di approvvigionamento. La retribuzione dei membri dell’Ila aumenta con la quantità di merci che spostano: maggiori sono la capacità dei porti e i volumi movimentati, più soldi entrano nelle loro tasche”.
All’inizio di questa settimana, Dennis Dagget dell’Ila ha definito i resoconti dei media sull’automazione e l’efficienza dei porti “imprecisi e irresponsabili”. In un lungo messaggio pubblicato online ha sostenuto che i porti statunitensi sono tra i più efficienti al mondo, sottolineando che gestiscono uno dei volumi di merci più elevati. E criticato il Container Port Performance Index prodotto da Banca Mondiale e S&P per aver confrontato i porti statunitensi gateway con i maggiori porti di trasbordo al mondo: “Come paragonare mele e arance. L’Ila e i suoi membri sono pronti e disposti a far parte di questo progresso, in particolare quando si tratta di adottare una tecnologia che promuova l’efficienza senza sostituire il ruolo critico di un essere umano che svolge tale compito. Tuttavia non tollereremo descrizioni errate e sconsiderate del nostro settore e del nostro lavoro” ha scritto Daggett.
Daggett ha anche evidenziato lo stato di obsolescenza delle infrastrutture di complemento alle operazioni portuali degli Stati Uniti. “Autostrade, sistemi ferroviari e pescaggi datati spesso ostacolano l’efficienza. È anche questo colpa dell’Ila? Servono investimenti nelle infrastrutture piuttosto che dare la colpa alla forza lavoro”.
Lo stallo fra Usmx e Ila sull’automazione e la semi-automazione potrebbe ora essere smosso dalla presa di posizione di Trump.
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