Assarmatori protesta per i fondi tolti al rinnovo navale
“Un errore fatale perché viene sprecata un’occasione storica di rinnovare la flotta italiana di navi traghetto, di renderla efficace ed efficiente rispetto alle esigenze di rilancio dell’economia nazionale, e di farne una punta di diamante nel quadro della nuova sostenibilità ambientale rendendo la flotta italiana sempre più compatibile con le nuove norme europee che anticipano […]
“Un errore fatale perché viene sprecata un’occasione storica di rinnovare la flotta italiana di navi traghetto, di renderla efficace ed efficiente rispetto alle esigenze di rilancio dell’economia nazionale, e di farne una punta di diamante nel quadro della nuova sostenibilità ambientale rendendo la flotta italiana sempre più compatibile con le nuove norme europee che anticipano al 2030 i limiti alle emissioni originariamente previsti per scadenze molto più lontane”.
Così il Presidente di Assarmatori, Stefano Messina, commenta l’ultima bozza del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza in cui è stato totalmente cancellato l’investimento pubblico di 2 miliardi di euro per rinnovare le flotte nel corto e nel lungo raggio, che già nel precedente documento era stato ridimensionato in 670 milioni (a fronte di un allargamento della platea dei beneficiari a navi da crociera e a ben 60 mezzi delle Capitanerie di Porto).
Messina ha quindi lanciato un vero e proprio appello al Governo, affinché “quello che è stato giustamente definito un Piano Marshall per lo shipping italiano non sia azzerato vanificando le possibilità di rivitalizzare il settore del trasporto marittimo che, nonostante sia stato duramente colpito dalla crisi derivata dalla pandemia da Covid, continua però a garantire i servizi e l’occupazione dei marittimi”.
È necessario, secondo il presidente di Assarmatori, tornare all’impianto originale del Piano, “con il sostegno all’investimento privato, sia per il corto che per il lungo raggio (500 milioni per il primo segmento e 1,5 miliardi di euro per il secondo), cifre che consentirebbero di far leva con gli investimenti degli armatori, il sostegno di Cassa Depositi e Prestiti e del sistema bancario, in modo da avviare la costruzione di decine di unità per un investimento complessivo che potrebbe superare i 7 miliardi di euro in gran parte coinvolgendo la cantieristica nazionale e l’indotto locale”.
Messina parla infatti di un’occasione imperdibile anche per rilanciare la navalmeccanica e il suo indotto.
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