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Duò (Cantiere Navale Vittoria): “Ecco le misure di sostegno che servono alla navalmeccanica italiana”
In extremis, a poche ore dal Consiglio dei Ministri che si riunirà stasera alle 21:30, ma evidentemente fuori tempo massimo dal momento che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è ormai confezionato, il Cantiere Navale Vittoria interviene pubblicamente per chiedere maggiore attenzione “all’importanza strategica dell’industria Navalmeccanica”. Luigi Duò, consigliere d’amministrazione dell’azienda leader nella progettazione […]
In extremis, a poche ore dal Consiglio dei Ministri che si riunirà stasera alle 21:30, ma evidentemente fuori tempo massimo dal momento che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è ormai confezionato, il Cantiere Navale Vittoria interviene pubblicamente per chiedere maggiore attenzione “all’importanza strategica dell’industria Navalmeccanica”.
Luigi Duò, consigliere d’amministrazione dell’azienda leader nella progettazione e costruzione di imbarcazioni militari e paramilitari, commerciali e da lavoro, afferma: “Auspichiamo che nella ripartizione del fondo si tenga conto della centralità e dell’importanza strategica dell’industria navalmeccanica che rappresenta l’1% del Pil nazionale. In questo difficile momento per la cantieristica privata, in particolare, e lo shipping in generale, riteniamo necessari due interventi: il sostegno per l’acquisizione di nuove commesse e/o il mantenimento di quelle già acquisite, per evitarne la cancellazione, e quello per favorire gli investimenti in tecnologia, digitalizzazione, ricerca e formazione, con un contributo a fondo perduto corrispondente all’80% degli investimenti da realizzare, in linea con i provvedimenti giustamente adottati per l’edilizia”.
In realtà il governo ha completamente eliminato i fondi destinati fino a pochi giorni fa al rinnovo delle flotte navali sia pubbliche che private ma impiegate nel trasporto pubblico locale o sulle linee in convenzione pubblica.
Secondo Duò “per favorire nuove commesse o il mantenimento degli ordini, una strada percorribile potrebbe essere quella che prevede contributi a fondo perduto, non inferiori al 40% del prezzo nave con tetto massimo di 100 milioni di euro per singola iniziativa, incluse le navi da crociera. Tali risorse potrebbero derivare dai risparmi di cassa integrazione, imposte e tasse e contributi sociali conseguenti al mantenimento dell’attività produttiva per un comparto formato da oltre 1.200 imprese che occupano circa 90 mila lavoratori ed erogano allo Stato oltre 2 miliardi”.
Oltre a ciò, secondo l’ex amministratore delegato del cantiere navale veneto, “l’Italia, come la Germania, dovrebbe prevedere un significativo contributo per incentivare l’utilizzo dell’idrogeno come combustibile per la propulsione navale”.
Nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, nel capitolo di investimenti intitolato “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, ci sono misure espressamente rivolte alla promozione e allo sviluppo della filiera dell’idrogeno.