Oltre 6 miliardi di dollari bruciati dai tre big Usa delle crociere nel primo semestre 2021
Il parziale rientro in attività di alcune navi da crociera non ha evitato alle principali corporation del settore di continuare a bruciare cassa, portandole anche in alcuni casi a maggiori fuoriuscite determinate proprio dall’aumento delle spese operative. A fare i conti in tasca ai tre big statunitensi del settore è stata CruiseIndustryNews, mettendo in fila […]
Il parziale rientro in attività di alcune navi da crociera non ha evitato alle principali corporation del settore di continuare a bruciare cassa, portandole anche in alcuni casi a maggiori fuoriuscite determinate proprio dall’aumento delle spese operative.
A fare i conti in tasca ai tre big statunitensi del settore è stata CruiseIndustryNews, mettendo in fila quanto comunicato dagli operatori in questione – Carnival Corporation, Royal Caribbean Group e Norwegian Cruise Line Holdings – nelle ultime relazioni trimestrali.
Il primo degli operatori, gruppo che controlla anche Costa Crociere, è tra i tre l’unico che sembra essere riuscito a non fare crescere troppo i costi. La corporation si è infatti mantenuta su una media di esborso mensile di 500 milioni di dollari, invariata tra i due trimestri, per un totale quindi di 3 miliardi di dollari. Si tratta di un risultato, evidenzia la stessa Carnival, ottenuto però anche grazie a un significativo numero di cessioni, che le ha permesso quindi di tenere i costi medi mensili al di sotto dei 550 milioni di dollari stimati inizialmente.
Per quel che riguarda Royal Caribbean, il gruppo ha invece visto salire tra i primi due trimestri dell’anno da 300 a 330 milioni le spese medie mensili, per un esborso complessivo per la prima metà dell’anno sugli 1,89 miliardi di dollari.
Anche Norwegian Cruise Line Holdings ha infine visto crescere le fuoriuscite mensili, passate tra i primi due trimestri del 2021 da 190 a 200 milioni di dollari in media come effetto della ripartenza, per uscite nei primi sei mesi dell’anno che arrivano quindi a 1,170 miliardi di dollari.
Il gruppo è anche l’unico ad avere fornito una previsione per il Q3, dicendo di aspettarsi che con il ritorno in attività di altre navi – e in particolare per via delle spese di riposizionamento, l’introduzione dei nuovi protocolli sanitari e il riavvio degli investimenti in marketing – queste toccheranno i 285 milioni di dollari al mese di media.
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