Micoperi ha cambiato pelle ma senza chiedere finora il concordato preventivo
Un avviso pubblicato da Eni sulla Gazzetta Ufficiale Europea ha riacceso i riflettori sulla situazione finanziaria di Micoperi. La comunicazione riguardava una “rescissione contrattuale” del noleggio di una nave della compagnia ravennate (multiuso di supporto ad attività offshore in Adriatico, Ionio e Mediterraneo), giustificata col fatto che, solo a contratto concluso (come Micoperi Spa), è […]
Un avviso pubblicato da Eni sulla Gazzetta Ufficiale Europea ha riacceso i riflettori sulla situazione finanziaria di Micoperi.
La comunicazione riguardava una “rescissione contrattuale” del noleggio di una nave della compagnia ravennate (multiuso di supporto ad attività offshore in Adriatico, Ionio e Mediterraneo), giustificata col fatto che, solo a contratto concluso (come Micoperi Spa), è emerso che nel corso della gara la società aveva provveduto ad affittare il ramo d’azienda interessato, riservandosi inoltre di “presentare al tribunale la domanda di concordato preventivo”.
Ricostruendo la vicenda attraverso la documentazione camerale, emerge come l’operazione d’affitto risalga agli ultimi giorni del 2020 e abbia riguardato praticamente ogni asset di Micoperi Spa (quasi tutti i mezzi, i 370 dipendenti, immobili, contratti e autorizzazioni). L’affittuaria è una newco, Micoperi Srl, facente capo al medesimo azionariato guidato da Silvio Bartolotti e al medesimo management, e il senso del passaggio è spiegato nel contratto stesso, in cui si menziona lo “stato di crisi finanziaria” della società e il suo acuirsi a causa Covid (riduzione del prezzo del petrolio e dei consumi di energia, due dei principali driver dell’attività di Micoperi).
Da qui la delibera del cda riguardante la riserva di una domanda di concordato in continuità per “avvalersi delle protezioni previste dalla legge fallimentare, evitando che eventuali iniziative individuali dei creditori possano impattare negativamente sul patrimonio e disperdere il valore degli asset aziendali”. E la decisione, “funzionale al buon esito della proposta” stessa di concordato, “nell’interesse dei creditori” e anche “a tutela dei committenti”, di procedere all’affitto, “al fine di consentire la continuazione della propria attività di impresa”.
L’ultimo bilancio depositato da Micoperi Spa, relativo al 2019, era del resto eloquente, con una perdita di 23,3 milioni di euro su 165 milioni di fatturato e quasi 130 milioni di euro di passività finanziarie. Alla fine di settembre 2020 la situazione era pressoché identica.
La lettura dell’ultimo bilancio conferma esplicitamente che la crisi da covid si è innestata su una situazione finanziaria già critica da anni (da metà 2015, con l’eccezione dell’attivo registrato nel 2018, ma solo grazie “alla straordinaria marginalità positiva di una commessa ganese”), dato che fu nell’estate 2017 che Micoperi interruppe i rimborsi di prestiti e obbligazioni innescando una situazione di “moratoria di fatto”. All’epoca della redazione (estate 2020) era ancora in corso “un’importante trattativa con il ceto bancario, società di leasing e obbligazionisti” sulla “ristrutturazione del debito”. “I lavori di asseverazione – scrivevano gli amministratori di Micoperi – hanno portato al rilascio di una pre-attestazione in attesa che vengano definiti gli accordi con i creditori finanziari ai sensi dell’art.67 della legge fallimentare”.
A questa “bozza di convenzione” hanno però fatto seguito i nefasti effetti della crisi pandemica, tanto che sul bilancio 2019 i revisori dei conti “a causa della rilevanza degli effetti connessi alle incertezze” non esprimevano un giudizio sul gruppo ed evidenziavano come “il presupposto della continuità fosse soggetto a molteplici significative incertezze con potenziali interazioni e possibili effetti cumulati sul bilancio”.
È per questo che di lì a pochi mesi la bussola aziendale ha virato orientamento, volgendosi alla soluzione dell’affitto di ramo d’azienda propedeutica all’eventuale richiesta di concordato. “Ma non abbiamo mai depositato alcuna richiesta e non è nostra intenzione farlo” ha precisato Bartolotti a SHIPPING ITALY, spiegando come l’operazione “sia solo una forma di tutela di fronte ai ciechi automatismi del mercato finanziario. Veniamo da 5 anni di crisi del mercato, che il coronavirus ha fatto esplodere: fra febbraio 2020 e febbraio 2021 non abbiamo emesso una fattura. Se non avessimo avuto però le spalle solide grazie alle risorse messe da parte nel passato, non saremmo sopravvissuti, come è successo a molte aziende del settore nel mondo. Ora il mercato è ripartito, nel 2021 fattureremo una sessantina di milioni e nel 2022 potremo arrivare a circa 200. L’obiettivo è arrivare alla restituzione dei prestiti in 5 anni”.
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