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Alsea: “Con il Pnrr le riforme sono la vera occasione che l’Italia deve cogliere”
Contributo a cura di Betty Schiavoni * * presidente Alsea La vera opportunità del PNRR non sono gli oltre 200 miliardi da spendere. I soldi non sono mai mancati all’Italia: prova ne sono, tra gli altri, gli svariati miliardi di Euro dei fondi EU che l’Italia non è riuscita a spendere negli anni passati. […]
Contributo a cura di Betty Schiavoni *
* presidente Alsea
La vera opportunità del PNRR non sono gli oltre 200 miliardi da spendere. I soldi non sono mai mancati all’Italia: prova ne sono, tra gli altri, gli svariati miliardi di Euro dei fondi EU che l’Italia non è riuscita a spendere negli anni passati. L’opportunità da cogliere è quella delle riforme: fiscale, della giustizia, della scuola, della concorrenza, le semplificazioni.
Quella su cui intendiamo porre l’accento oggi è però quella della Pubblica Amministrazione, in discussione in questi mesi in Parlamento, con un focus sui dipendenti pubblici. La nostra Pubblica Amministrazione registra diverse criticità: una distribuzione territoriale del personale non omogenea, una età dei dipendenti avanzata, un numero non congruo di dipendenti nei diversi rami della PA, un livello di digitalizzazione ed efficientamento non adeguato, criteri di selezione del personale in diversi casi non meritocratici.
Ecco la prima parola chiave della riforma della PA: “meritocrazia” che deve subito accompagnarsi alla seconda “attrattiva” a cui aggiungiamo una terza “equilibrata nella distribuzione territoriale”. La nostra PA deve cioè attrarre personale capace, selezionato tramite concorsi trasparenti e processi efficienti. Spesso, infatti, fatti i concorsi i vincitori devono attendere anche anni prima di entrare in ruolo. È ovvio che i migliori in quel lasso di tempo trovano altri impieghi che, spesso, non sono poi disposti a lasciare quando giunge la chiamata della PA. Ciò anche perché questi ruoli sono in alcune circostanze mal retribuiti. Questo è un altro aspetto su cui intervenire.
Occorre offrire retribuzioni eque ricorrendo anche a formule ormai d’uso comune nel privato: la retribuzione variabile in funzione del risultato. Occorre cioè, stabilita una retribuzione minima fissa, prevederne una quota variabile in funzione dei risultati raggiunti. Il tema degli obiettivi è un altro elemento topico: occorre che la PA li determini non solo su base quantitativa ma anche qualitativa. I funzionari doganali non dovrebbero essere premiati (solo) per il numero di controlli effettuati ma anche per i traffici che sono riusciti ad attrarre in Italia.
Uscendo dal nostro ambito, il vigile urbano dovrebbe essere premiato non solo per le sanzioni che eleva ma anche e soprattutto per come e quanto riesce a rendere fluido il traffico. E così via. I concorsi devono essere fatti su base territoriale, senza prevedere l’obbligo del ricongiungimento familiare. Si evitano così non solo le diseguaglianze che esistono oggi tra pubblico e privato, ma anche lo svuotamento di uffici territoriali a discapito di altri.
Il PNRR prevede poi di spendere svariati miliardi di Euro per la digitalizzazione della PA. Sfruttiamo questa occasione anche per far funzionare la macchina statale in maniera coordinata. Le pratiche digitali non devono per forza seguire una ripartizione su base territoriale consentendo così di superare le carenze di alcuni territori. Nel nostro lavoro capita che alcuni uffici, di regola quelli portuali e quelli del nord Italia dove si concentra la gran parte degli scambi internazionali, in certi periodi registrino dei ritardi nell’espletamento delle pratiche per smaltimento ferie, malattie, in particolare nel periodo estivo e natalizio. Succede con molte amministrazioni che intervengono nel momento doganale (dogane, Usmaf PCS GDF, ecc). Se fosse creata una centrale unica e si registrasse che in ufficio ci fossero ritardi a fronte di altri uffici che hanno una sovrabbondanza di personale si potrebbero distribuire i carichi di lavoro in maniera omogenea, non generando ritardi e di d’economia per il commercio internazionale. Da fruitori dei servizi della PA, ci sentiamo di proporre questi pochi suggerimenti per la riforma che si sta sviluppando.
Purtroppo verifichiamo come uno dei principi cardine sopra descritti, la meritocrazia, non è stato applicato nella sua interezza nel DL 80 2021 convertito nella legge 113/2021 con modifiche, recante misure per potenziare la PA per l’esecuzione del PNRR, così come magistralmente messo in evidenza da Sabino Cassese sul Corriere della Sera qualche tempo fa.
In verità il Governo nel decreto aveva dato attuazione al principio della meritocrazia ma poi il Parlamento ha introdotto alcune modifiche che ne riducono il significato. Allora riteniamo doveroso rilanciare una proposta del Prof. Tito Boeri, ovvero quella di modificare l’art. 97 della Costituzione laddove consente alla PA di assumere personale fuori concorso.
Questa riforma costituzionale riporterebbe al centro del villaggio la meritocrazia ed avrebbe il merito di non valere solo per il tempo dell’applicazione del PNRR ma di essere, finalmente, strutturale.
A proposito di Pubblica Amministrazione, occorrerebbe parlare delle procedure e della loro semplificazione che hanno un peso così rilevante nella vita dei cittadini e delle imprese. Però, è un tema troppo importante da confinarlo in poche righe e potremo approfondirlo in altra occasione. Il 16 novembre, ad Agorà, la nostra Confederazione avrà modo di approfondire anche questi temi, cruciali per superare lo stallo in cui il nostro Paese si trova da troppi anni.