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Il cluster marittimo ‘si ricompatta’: tutti contro il ministro Giovannini
Le associazioni e federazioni rappresentative del cluster marittimo-portuale italiano, tradizionalmente frammentate e divise a difesa di interessi di parte, su una cosa si trovano d’accordo in questo momento: l’insoddisfazione verso l’attuale Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, Enrico Giovannini. È questa la notizia emersa dalla sessione del VIII Forum Shipping & Intermodal Transport durante […]
Le associazioni e federazioni rappresentative del cluster marittimo-portuale italiano, tradizionalmente frammentate e divise a difesa di interessi di parte, su una cosa si trovano d’accordo in questo momento: l’insoddisfazione verso l’attuale Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, Enrico Giovannini.
È questa la notizia emersa dalla sessione del VIII Forum Shipping & Intermodal Transport durante la quale sono intervenuti i rappresentanti di Federagenti, Confitarma, Assarmatori, Federlogistica, Anma e Cnel Confetra. Il ministro dei trasporti, impegnato a Roma in un Consiglio dei Ministri, aveva confermato la sua partecipazione in presenza all’appuntamento ma alla fine non ha nemmeno rimediato con un collegamento video. I partecipanti al Forum non hanno dunque avuto remore a esporre tuto il proprio malcontento mostrando almeno su questo una certa compattezza.
L’intervento mediaticamente più efficace è stato quello di Luigi Merlo, presidente di Federlogistica, che ha dichiarato: “Con l’abbinata Pnrr e pandemia si rischia di prendere una piega molto pericolosa, un’ubriacata d’impostazione che rischia di far perdere la bussola in un Paese che già non aveva pianificazione portuale. Questo è un governo con due ministri dell’ambiente e nessun ministro dei trasporti”. A queste parole ha fatto seguito un’autocritica e un appello: “L’intero settore avrebbe bisogno di una guida solida, pragmatica, che conduca il percorso di trasformazione. Questo manca. Auto-costituiamo un comitato tecnico-scientifico dei trasporti e della logistica che oggi non c’è. Dobbiamo fare uno sforzo per individuare le cose che ci uniscono rispetto a quelle che ci dividono”. Un appello simile e un invito alla coesione era arrivato anche dall’ultima assemblea di Federagenti quando il presidente Santi aveva invocato la nascita di un ‘gabinetto dei trasporti’, vale a dire “una grande alleanza del mondo imprenditoriale che insiste sul cluster marittimo” perché “senza misure di cambiamento radicale anche i progetti del Recovery Plan non potranno produrre nulla di concreto”.
Ha concordato su quest’ultimo punto anche Nereo Marcucci, consigliere con delega alla logistica in ambito Cnel Confetra, secondo il quale “ci sono preoccupazioni pesantissime sulla capacità sia del pubblico che del privato di utilizzare le risorse e monitorare gli effetti finali dei progetti realizzati nell’ambito del Pnrr”. L’obiettivo generale sarà quello riuscire a “schiodarsi dai 500 milioni di tonnellate che facevano i porti italiani nel 2010 e che sono stati fatti anche nel 2019”.
Marcucci, che non ha espresso giudizi sull’operato del ministro Giovannini, nell’occasione è tornato anche a parlare dei Consortia Block Exemption Regulations e delle altre agevolazioni alle società armatoriali (Tonnage Tax) da limitare: “Dal 2023 basta con la possibilità di ripercuotere sulle attività ancillari la Tonnage Tax e si ridiscute anche la Cber. Poi ha aggiunto: “Mi batto per un riequilibrio delle forze in campo. Tutti i benefici non possono essere esportati nelle attività ancillari al trasporto marittimo: la concorrenza dev’essere fair, cosa che oggi non è”.
Stefano Messina, presidente di Assarmatori, ha difeso il lavoro delle società armatoriali e auspicato anche da parte degli spedizionieri investimenti per fare integrazioni verticali, crescere e contribuire a far movimentare in Italia un volume maggiore rispetto a quei 10 milioni di Teu che da molti anni ormai transitano sulle banchine del nostro Paese. Il tema principale secondo Messina in questo momento però è un altro: “Bisogna fare in modo che la merce venga venduta meno dalle aziende italiane con resa Ex works e che almeno si opti per l’opzione Fob. Serve – ha aggiunto – lavorare in termini sistemici per far sì che l’esportatore non abbia paura a gestire la logistica, che l’industria italiana sfrutti la logistica come valore per l’import/export della merce”.
I due interventi di Messina (Assarmatori) e Mario Mattioli (Confitarma) si sono lievemente sovrapposti sul tema delle risorse previste dal fondo complementare al Pnrr destinate al rinnovo del naviglio. Per Assarmatori è corretto che “i soggetti beneficiari siano i traghetti passeggeri impiegati prevalentemente nel cabotaggio nazionale perché così si sostiene “il trasporto marittimo che frequenta i porti italiani”. Secondo il numero di Confitarma, invece, è ingiusto che rimangano escluse le navi da crociera e i ro-pax attivi su rotte internazionali: “In questo modo paradossalmente stiamo creando uno svantaggio competitivo a chi è italiano, ha sede in Italia, genera occupazione italiana, ecc. Questi soggetti si troveranno infatti a competere con operatori esteri che sono sostenuti su alcuni investimenti destinati a ridurre l’impatto ambientale”.
Nicola Capuzzo