Anche i porti di Taranto e Brindisi in lizza per un rigassificatore galleggiante
Dopo Piombino il ministro Cingolani menziona i due scali pugliesi come possibile destinazione della Fsru che sarà operativa all’inizio del 2023
Senza far riferimento diretto alle smentite degli enti territoriali (Comune e Autorità di Sistema Portuale) che la scorsa settimana avevano negato di esser a conoscenza di qualsivoglia accordo sulla collocazione di un rigassificatore galleggiante nel porto di Piombino – accordo annunciato in Parlamento –, il Ministro per la Transizione Ecologica Roberto Cingolani è tornato un paio di giorni dopo sul tema, intervenendo da Bari ai microfoni di SkyTg24.
“Stiamo chiudendo, tramite Snam, per il primo semestre del 2023” ha affermato il Ministro, con riferimento al mandato conferito alla società per reperire sul mercato due rigassificatori di media taglia da collocare in due porti italiani, in attesa di realizzare i gasdotti per posizionarli lontano dalla costa, al fine di rendere il paese indipendente dalle importazioni di metano russo. Oltre allo scalo toscano secondo il Ministro – che ha evidentemente smentito se stesso sull’esistenza di un accordo già definito per Piombino – ci sarebbero in lizza due porti pugliesi: “Si può ormeggiare in mare dove c’è un tubo del gas. Potrebbe essere a Taranto, Piombino, nell’alto Adriatico o Brindisi: i punti d’innesco non mancano”.
Quel che manca – o che almeno manca a Piombino secondo la locale Adsp – sono una banchina libera per attraccarvi per un paio d’anni una Fsru e spazi portuali tali da non incidere, all’attracco delle gasiere, sull’operatività di uno scalo. In proposito le Autorità portuali pugliesi, interpellate dal Corriere del Mezzogiorno, sono apparse meno scettiche dei colleghi toscani: “Sui rigassificatori onshore, come affermato in un’audizione in Regione, non esistono le condizioni. Mancano gli spazi. Ciò che si può realizzare è un impianto offshore e certamente quello mobile su nave” ha detto Ugo Patroni Griffi, presidente dell’Adsp di Bari e Brindisi, analogamente al collega tarantino Sergio Prete: “A Taranto c’è anche una questione di sicurezza e di giuste distanze da i siti produttivi. Per le altre opzioni non tocca a noi decidere. Tecnicamente si può”.
Anche in questa occasione, nessun segnale che al corrispondente livello gerarchico di Cingolani per quel che riguarda la competenza sul demanio portuale oggetto delle attenzioni del Mite – leggi Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili – ci si sia accorti della discussione.
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