Il Perù chiede l’estradizione per il comandante della nave di Fratelli d’Amico Armatori
Il marittimo italiano aveva lasciato il paese lo scorso 9 marzo, a quasi due mesi di distanza dall’incidente avvenuto a La Pampilla con conseguente sversamento di idrocarburi
Non si placano le polemiche e gli attacchi incrociati conseguenti all’incidente che lo scorso gennaio a La Pampilla ha coinvolto la nave petroliera Mare Doricum dalla quale ha avuto origine uno sversamento di greggio in mare per cause e responsabilità ancora da accertare con precisione. Sembra probabile che una serie di onde anomale generate dall’eruzione del vulcano Hunga Tonga-Hunga Ha’apai, nelle isole Tonga, 11mila km più a ovest nell’Oceano Pacifico, abbiamo avuto un ruolo nell’innescare questo incidente.
Fin dal primo giorno è andato in scena un rimpallo di accuse e responsabilità fra il gruppo petrolifero Repsol, la socità armatoriale italiana Fratelli d’Amico Armatori e le autorità pubbliche sudamericane. Il Perù ha già avviato un’azione legale chiedendo un risarcimento da 4,5 miliardi di dollari chiamando in causa tutte le controparti rietenute responsabili: sia l’armatore della nave che la società che gestisce il deposito costiero a cui la stessa tanker era collegata per le operazioni di scarico del petrolio.
Nei giorni scorsi è emersa inoltre la notizia che il governo peruviano ha chiesto persino l’estradizione del comandante della nave Mare Doricum, l’italiano Giacomo Pisani, che il 9 marzo scorso aveva lasciato il paese prendendo un aereo il giorno dopo che alcuni organi coinvolta nella vienda in Perù avevavno chiesto che all’ufficiale fosse impddito di lasciare il territorio. Oltre al comandante, lo stesso viaggio in uscita dal Perù è stato fatto nel medesimo giorno anche dal primo ufficiale Nitesh Kumar. La società armatoriale italiana ha replicato alle accuse di ‘fuga’ dei due marittimi precisando che erano arrivati al termine dei rispettivi periodi di imbarco (6 mesi e 4 mesi) e aggiungendo come non ci fosse alcun impedimento né restrizione nei loro confronti che potesse vietargli di prendere un aereo e lasciare il paese. “Prima della loro partenza sia il comandante che il primo ufficiale hanno partecipato e sono stati presenti, quando richiesto, a ogni udienza sul caso prestando la massima cooperazione con le indagini portate avanti dalle autorità” ha fatto sapere la Fratelli d’Amico Armatori. “Una volta cessato il periodo d’imbarco ogni azione e decisione diventa responsabilità del singolo lavoratore” ha poi aggiunto la società romana spiegando così di non avere potere decisionale nelle scelte portate avanti dai due ufficiali una volta scesi a terra.
La shipping company italiana oltre a ciò ha informato le autorità di non ritenere più necessaria la presenza della nave Mare Doricum in acque peruviane dopo essere stata dissequestrata lo scorso 11 febbraio.
A proposito dell’accaduto Fratelli d’Amico ha sottolineato inoltre che un’ispezione condotta dal Rina avrebbe confermato come tutti i sistemi meccanici di bordo fossero perfettamente in ordine e che le operazioni di sbarco del carico sono state immediatamente sospese non appena è stata notata traccia di idrocarburi in mare.
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