Nuova diga di Genova: Ance e Merlo frenano e chiedono aggiornamenti
Il vertice locale dei costruttori minaccia un ricorso al Tar se l’appalto non sarà aggiornato agli ultimi prezzari mentre il presidente di Federlogistica (e vertice di Msc in Italia) chiede di ascoltare le osservazioni sollevate dai tecnici
Genova – “Secondo me dobbiamo dedicare ancora qualche giorno all’analisi tecnica del basamento e della lunghezza della nuova diga di Genova per poi potere partire bene”. A pronunciare queste parole, in occasione dell’assemblea di Assagenti appena andata in scena a Genova è stato Luigi Merlo, intervenuto in qualità di presidente di Federlogistica anche se non si può trascurare il fatto che lo stesso è anche direttore delle relazioni istituzionali in Italia del Gruppo Msc, il primo beneficiario (come Terminal Bettolo) di questa nuova infrastruttura portuale del valore di oltre 1 miliardo di euro e per la quale la port authoroty di Genova ha appena avviato la procedura che entro fine luglio dovrebbe portare all’aggiudicazione dei lavori.
A margine dell’assemblea a SHIPPING ITALY Merlo ha aggiunto: “Ci sono osservazioni che vengono da diversi tecnici, specialisti e progettisti che anch’io ho sentito e che hanno mosso alcune preoccupazioni rispetto alla complessità di questa opera che sarebbe unica per lunghezza e complessità. Se così fosse credo che una pausa di verifica, se le procedure lo consentono (non so a che punto sia lo stato dell’attuazione), secondo me sarebbe utile per fare qualche approfondimento. Perchè se si avviasse il progetto e poi si bloccasse bisognerebbe evitare di avere un nuovo Mose. Essendo una delle principali opere marittime, forse la più importante costruita in Italia, credo che questo tipio di riflessione da chi è competente debba essere ascoltata”. Fino ad oggi le critichè tecniche più puntuali al progetto sono arrivate dal direttore tecnico dell’opera Piero Silva e dal consulente Guido Barbazza di IxMachina.
Sempre Merlo ha inoltre ricordato come i lavori della gronda autostradale di Ponente siano strettamente correllati a quelli della diga perchè “lo smarino degli scavi dovrà essere utlizzato per i basamenti della nuova diga e per il rimpimento dei cassoni. Senza il materiale della gronda servirebbe reperire quantitativi enormi di materiali”.
Ma non è stato solo Luigi Merlo a richiedere approfondimenti e aggiornamenti alla procedura che ha visto il Commissario straordinario Paolo Emilio Signorini approvare in via definitiva il progetto di fattibilità tecnica economica della nuova diga foranea e trasmettere (è avvenuto a inizio giugno) le lettere di invito per presentare offerte per l’appalto integrato complesso per la realizzazione della fase 1 dell’opera (30 giorni per la presentazione delle proposte a cui seguirà la fase di negoziazione con l’aggiudicazione entro il mese di luglio secondo i piani dell’Autorità di sistema portuale genovese).
“Abbiamo appena inviato alla port authority una lettera, a firma della neopresidente di Ance Federica Brancaccio, nella quale chiediamo che l’appalto da 920 milioni venga aggiornato con quanto previsto dal ‘decreto aiuti’ (che impone alle stazioni appaltanti di procedere subito con rialzi fino al 20%) ma anche con venga applicato l’ultimo prezzario (di luglio prossimo, ndr)” ha affermato Giulio Musso, presidente di Ance Genova, chiedendo una risposta su questo al segretario generale della port authority Paolo Piacenza. Il quale ha replicato informando che all’appalto “è stato già applicato il prezzario 2022”, il quale però “riporta – controbatte Musso – i valori aggiornati al 31 dicembre 2021 e non tiene conto dei rincari che si sono registrati in quest’ultimi mesi”. All’orizzonte, ha preannunciato il presidente di Ance Genova, potrebbe esserci un ricorso al Tar “come già avvenuto recentemente nel Lazio con conseguente ritiro del bando” (il riferimento è all’istanza cautelare presentata da Ance e da vari costruttori sul bando da 43 milioni per i lavori al porto di Fiumicino).
Ma non ci sono solo questioni economiche da risolvere. Nella lettera indirizzata a Palazzo San Giorgio dai costruttori sono criticate anche alcune lavorazioni per le quali si prevedono economie di scala ma non viene debitamente considerata la condizione di lavoro in mare aperto, non viene riconosciuto economicamente lo sforzo in termini di produttività necessario per garantire, come richiesto, una contrazione dei tempi di 1 anno, così come non viene considerata la possibilità di riutilizzare per i riempimenti dei cassoni che comporranno la nuova diga i materiali risultatnti dalla demolizione della diga attuale.
Critiche, perplessità e minaccio di ricorsi alla giustizia amministrativa che mal si conciliano con il cronoprogramma dell’Autorità di sistema portuale che vorrebbe arrivare a un’aggiudicazione dei lavori entro fine luglio e un avvio dei cantieri a gennaio prossimo.
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