Nuova diga di Genova: è di 843 milioni l’offerta Webuild
Il ribasso è del 9,4% sulla base d’asta ribassabile (911 milioni), ma l’Adsp potrà attingere al fondo del Decreto Aiuti per eventuali rincari o imprevisti
È di poco più di 843 milioni di euro l’offerta presentata all’Autorità di Sistema Portuale di Genova dalla cordata guidata da Webuild al 40% (e composta di Fincantieri al 25%, Fincosit 25% e Sidra al 10%) per la progettazione definitiva, esecutiva e la realizzazione della nuova diga foranea del porto di Genova.
Lo si apprende oggi dal decreto di aggiudicazione pubblicato dall’ente, che ieri, durante la conferenza stampa teoricamente convocata apposta per fornire i dettagli della procedura, aveva mantenuto invece il più stretto riserbo su questo e altri aspetti. La base d’asta era giocoforza la stessa della negoziazione andata a vuoto lo scorso giugno, perché è la normativa europea, infatti, a prevedere la conferma del quadro economico come condizione per consentire a un ente di avviare una negoziazione senza pubblicazione di bando di gara (modalità che invero Adsp aveva adottato tanto per la prima procedura chiusa senza esito a giugno quanto per quella chiusa l’altro ieri): 928,6 milioni di euro, si legge nel documento, “per lavori e progettazione (di cui oneri della sicurezza non soggetti a ribasso pari a euro 17.662.276,19”) e circa 27,3 come somme a disposizione.
La base ribassabile era quindi di 910.984.651,19, a cui verrà ora applicato il tasso offerto da Webuild, pari al 9,40%, per un importo quindi di circa 85,6 mlioni di euro da detrarsi dai 928,6 milioni. Il totale è appunto di 843 milioni di euro circa. Non rivelato il ribasso proposto dalla cordata capitanata dal consorzio Eteria, che aveva però proposto un anticipo di sei mesi sulla consegna dell’opera (entro maggio 2026).
Come spiegato ieri, quello che è cambiato rispetto alla procedura inesitata a giugno sono le clausole di capitolato e quindi di contratto, in particolare, secondo quanto riferito, quelle relative alla ripartizione dei rischi di rincaro dei materiali e del rischio geotecnico. La nuova versione, forte anche degli stanziamenti del governo, ha soddisfatto le imprese, che hanno quindi deciso a questo secondo giro di presentare un’offerta.
A parte il decreto di aggiudicazione l’Adsp al momento non ha pubblicato altro. Da capire quindi se i verbali riveleranno i molti altri dettagli ancora oscuri e lasciati in sospeso: dalle ragioni per cui l’offerta di Webuild è stata preferita a quella dei competitor, agli interrogativi sui possibili conflitti di interesse in seno alla seconda commissione di valutazione, senza dimenticare la mancata ottemperanza alla prescrizione del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, che considerava “condizione imprescindibile da assolvere prima della fase di affidamento” la realizzazione di “campi prova” mirati a ottenere più e più attendibili dati sulla natura e tenuta del fondale. Esattamente ciò da cui scaturisce il rischio geotecnico che le imprese hanno chiesto e ottenuto fosse lo Stato a coprire.
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