Franchini (SupplHi): “Ecco i top trends nella supply chain dell’impiantistica industriale”
Milano – Cinque sono attualmente i top trend nella supply chain per la filiera dell’impiantistica industriale secondo quanto illustrato da Giacomo Franchini, direttore di SupplHi, in occasione del convegno annuale organizzato dalla sezione Componentistica d’impianto di Animp intitolato “Trend di mercato per la filiera dell’impiantistica industriale”. Sotto i riflettori, nella relazione di Franchini, c’è stata […]
Milano – Cinque sono attualmente i top trend nella supply chain per la filiera dell’impiantistica industriale secondo quanto illustrato da Giacomo Franchini, direttore di SupplHi, in occasione del convegno annuale organizzato dalla sezione Componentistica d’impianto di Animp intitolato “Trend di mercato per la filiera dell’impiantistica industriale”.
Sotto i riflettori, nella relazione di Franchini, c’è stata in primis la variabilità prezzi con “un’escalation dei costi per gli impianti salita nell’ultimo anno e mezzo fra un +10 e un +30%”. Al contempo “le schedule si stanno sempre più riducendo e tutto si vorrebbe fare al minor prezzo. La ‘sfida dei capex’ la chiamano”.
L’incidenza della logistica “pesa per un 5-10% sul costo di un componente (ad esempio una scambiatore di calore)”ma questa voce di costo nell’ultimo periodo è salita dal 10% al 30%. Le cause di questo aumento sono riconducibili (da un +1% a un +4%) a vari colli di bottiglia, all’incremento del prezzo delle materie prime (da un +2% a un +6%) e anche all’aumento del prezzo dell’energia (da un +2% a un +5%). Il resto dell’aumento, secondo quanto riferito da Franchini (ovvero un rincaro compreso fra un +5% e un +15%) è riconducibile “al mismanagement (gestione non ottimale, ndr) e alla scarsa trasparenza nella catena logistica”. Queste alcune indicazioni per contenere le inefficienze e migliorare l’impatto sui costi:
“Servono agreement di filiera, open book approach e co-partecipazione al rischio. Non scordiamoci la nostra capacità di fare project management, meglio se fatto in maniera collaborativa tra fornitori e clienti. Purtroppo ancora oggi spesso non siamo in grado di tracciare fino in fondo la nostra filiera”.
L’analisi di SupplHi è proseguito evidenziando che “i nuovi progetti finanziati saranno possibili solo con certified green content e gli auditor sono molto focalizzati su sostenibilità economica e sociale. Non a caso il mercato Usa si sta muovendo rapidamente per ‘certificare’ qualsiasi cosa. Sarà sempre più indispensabile fornire la tracciabilità dei componenti e delle produzioni di ogni progetto”.
In Italia esistono le Esg Supply Chain Guidelines grazie anche al ruolo promotore di SupplHi e di altri primari contractor.
Volgendo lo sguardo al futuro Franchini ha illustrato come la transizione energetica stia portando verso nuovi settori: dal mining in geografie molto remote (in taluni casi per bypassare la sindrome Nimby), al pharma (stop & go di nuovi impianti) fino al settore navale (in particolare per la produzione di green ammoniaca, metanolo e altri carburanti puliti).
Sottolineando infine la necessità di far conoscere di più e meglio l’impatto del comparto ‘plant enginerring’ (che in Italia vale 190 miliardi di euro, più di altri settori meglio comunicati come mobili, moda, automotive e agri-food), Franchini ha concluso auspicando una chiara politica industriale per il “Made in Italy” e ricordando che le aziende ‘capo filiera’ devono preoccuparsi della propria base fornitori (supply chain welfare – welfare di filiera): “Le sfide sono tante e la collaborazione è d’obbligo”.
Allo stesso convegno un approfondimento sui trend attuali del mercato è stato offerto anche da Daslav Brkic, direttore editoriale della Rivista impiantistica italiana di Animp, con un intervento incentrato sul futuro dell’energia. Alcuni dei suoi messaggi sono stati: “Il Gnl sarà sempre più diffuso per effetto di una domanda crescente (per Msc Crociere è appena entrata in servizio una grande nave da crociera alimentata a Gnl)”; “Anche il mondo dell’idrogeno sta andando avanti e l’anno prossimo in Nord Italia sarà sperimentato il primo treno prodotto da Alstom e alimentato a idrogeno”; “In futuro potrebbe venire a crearsi un mercato dell’idrogeno prodotto dove costa meno e trasportato nei luoghi di consumo (Germania ad esempio: molte aziende stanno lavorando a nuovi progetti di navi per trasportare via mare l’idrogeno”. Ad oggi, però, “manca la distribuzione capillare dell’idrogeno: in Italia esiste un deposito a Bolzano e a Porto Marghera un secondo di Eni”.
Daslav Brkic ha poi spiegato che “attualmente l’Europa ha rimpiazzato la minore fornitura di gas dalla Russia tramite Gnl in arrivo da Stati Uniti, Qatar e perfino Australia. Dall’Algeria le forniture sono costante; qualcosa arriva dalla Norvegia. Dobbiamo assolutamente realizzare i rigassificatori, in giro per il mondo ce ne sono 200, speriamo li mettano in funzione al più presto” anche in Italia. “A meno che non scoppi una guerra nucleare il calo delle forniture di gas a causa del conflitto Russia – Ucraina sarà risolto con sostituzione di approvvigionamenti nel giro di due anni” ha previsto l’esperto consulente. Concludendo, a proposito degli investimenti nelle rinnovabili, con l’affermazione che “i nuovi progetti e i soldi ci sono, mancano i permessi”.
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