Il crollo dei container a La Spezia si riverbera anche sui binari
I sindacati e la port authority segnalano a gennaio 2023 un calo del -47% al terminal Lsct mentre Mercitalia riduce i treni per i traffici marittimi e deve ricorrere alle ferie obbligatorie, ma il sindacato è in fibrillazione
Il trend fortemente negativo registrato nel traffico container nel porto di La Spezia nella seconda parte del 2022 ha toccato un preoccupante picco a gennaio.
È il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale Mario Sommariva a confermare, infatti, che al La Spezia Container Terminal, il maggiore dello scalo e uno dei principali del Mar Tirreno oltre che del Paese, la movimentazione rispetto al primo mese dell’anno scorso è stata inferiore del 47%: “Purtroppo è una dinamica comune a tutta l’area, Genova compresa, anche se qui particolarmente feroce. Difficile del resto fare i conti con le scelte, repentine, delle compagnie. Possiamo se non altro rilevare che a febbraio l’andamento sta un po’ migliorando”.
Chi sta saggiando (anche) gli effetti della crisi del traffico containeristico a La Spezia, dove la quota di spostamento via ferro dei box è da tempo la più alta d’Italia, è Mercitalia Rail, l’azienda del gruppo Ferrovie dello Stato che gestisce il servizio di trasporto merci su ferro. A valle di un incontro tenutosi nei giorni scorsi con Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl, Fast è emerso che su circa 220 addetti ai treni impiegati in Liguria “una buona parte del personale è stata messa in ferie d’ufficio in attesa di capire come gestire gli esuberi che si verranno a creare se non ci sarà la ripresa delle attività dei traffici marittimi”.
La situazione è molto preoccupante in quanto nel confronto tra l’ultimo trimestre del 2021 e l’ultimo trimestre del 2022 c’è stato un calo del 40% dei servizi in parte dovuti alla competizione di altri operatori ma in parte anche a seguito del calo generalizzato dei traffici. Le organizzazioni sindacali hanno chiesto all’Azienda un piano serio e trasparente di gestione delle ricadute occupazionali che escluda il ricorso alla mobilità geografica non volontaria, anche se temporanea (trasferte) e si concentri sull’attivazione degli strumenti contrattuali previsti in questi casi a tutela del personale a partire dalla mobilità intrasocietaria. La richiesta di Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl, Fastè quella del mantenimento della condizione reddituale e delle sedi di lavoro degli addetti all’interno del Gruppo Fsi. Una nuova riunione è già stata programmata per il 28 febbraio.
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