Anche a Venezia merci in calo nel primo trimestre: -10,5%
Il volume di traffici merci in transito per il porto di Venezia nel primo trimestre 2020 si attesta su 5.786.101 tonnellate, dato in flessione del 10,5% rispetto al primo trimestre dell’anno scorso. In calo rispetto allo stesso periodo del 2019 riguarda tutti i principali dati aggregati riferiti al traffico merci: liquid bulk (prodotti petroliferi in […]
Il volume di traffici merci in transito per il porto di Venezia nel primo trimestre 2020 si attesta su 5.786.101 tonnellate, dato in flessione del 10,5% rispetto al primo trimestre dell’anno scorso. In calo rispetto allo stesso periodo del 2019 riguarda tutti i principali dati aggregati riferiti al traffico merci: liquid bulk (prodotti petroliferi in genere) -1,4% con 2.207.286 tonnellate, dry bulk (rinfuse minerarie e alimentari) -32,2% con 1.201.695 tonnellate, general cargo -3,2% con 2.377.120 tonnellate, mentre i container con un -2,1% equivalente a 139.919 Teu hanno tenuto meglio di altri comparti, almeno per il momento, grazie alla funzione interamente di gateway garantita dal nostro scalo. Per quanto riguarda il forte calo della movimentazione del carbone (-300 mila tonnellate circa), si segnala che questo dipende dalla futura riconversione a gas della centrale Palladio in osservanza delle indicazioni contenute nella Strategia Energetica Nazionale. Le toccate complessivamente scendono a 588 rispetto alle 627 dell’anno scorso (-6,2%). Crolla, inevitabilmente, del 65,7% il numero dei crocieristi che arriva a soli 5.653 passeggeri nei primi mesi dell’anno. Cala del 43,4% anche il numero dei passeggeri dei traghetti che non superano le 7.292 unità. I dati sono stati resi pubblici dall’Autorità di Sistema Portuale del Mar Adriatico Settentrionale che, a proposito del porto di Chioggia, ha aggiutno come anch’esso risenta della contrazione economico in atto. Con 220.019 tonnellate il volume di traffici si attesta su un valore di -35,8% rispetto al primo trimestre del 2019. In calo del 67,6% i general cargo che raggiungono quota 52.189 tonnellate e del 7,8% i dry bulk che registrano 167.830 tonnellate movimentate.
Pino Musolino, presidente della port authority veneta, ha dichiarato: “Gli effetti della pandemia nel mese di marzo trascinano in basso le statistiche dei porti lagunari, che già negli ultimi mesi dell’anno passato avevano dimostrato di accusare il colpo del rallentamento della manifattura e dell’incertezza dei mercati a livello globale. E così i nodi irrisolti della burocrazia, che ostacola da troppo tempo l’avvio di opere necessarie, in primis il mantenimento dei fondali alla quota prevista dal piano regolatore portuale, ci lasciano ancora più esposti rispetto alla tempesta abbattutasi sul mondo, che potrebbe provocare nel 2020 una contrazione del 32% del commercio globale a detta della Wto”.
Musolino ha poi aggiunto: “Il fenomeno pandemico sta mettendo in moto anche dinamiche poco limpide che finiscono per aggravare la situazione. E’ il caso dell’agroalimentare, dove le variazioni delle rotte commerciali sono dovute soprattutto ad aumenti repentini di prezzo delle materie prime che hanno portato, ad esempio, a una riduzione delle esportazioni di grano dalla Russia e a un aumento delle operazioni speculative. Analogamente, nel mercato petrolifero a marzo abbiamo assistito a un brusco calo dei volumi movimentati a causa della fluttuazione dei prezzi e al calo dei consumi ma si è osservato anche un aumento dei noli di navi che vengono utilizzate solo come magazzini a fini speculativi”.
Dal punto di vista dell’import/export, nel mese di marzo, a fronte di un calo del 29,9% delle importazioni, si è assistito a una crescita del 5,2% delle esportazioni, segnale che le aziende stanno producendo andando ad esaurire le materie prime rimaste secondo la port authority che considera prevedibile quindi un ulteriore e significativo calo dell’export nei prossimi mesi quando le scorte saranno esaurite.
Questa la conclusione di Musolino: “Confido che questa crisi abbia aperto gli occhi a quanti in passato hanno creduto che il porto, le imprese e l’occupazione garantita fossero elementi da considerare nemiche del nostro territorio. Mi auguro che possa realizzarsi una fase nuova, dove le scelte a favore del potenziamento delle attività portuali, dell’insediamento di nuove attività produttive, innovative e sostenibili, e del rilancio della buona occupazione saranno finalmente valutate da tutti come scelte essenziali per il bene e il futuro di tutta la comunità”.
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