Battistello (Contship Italia): “Servono più volumi di container per investimenti sempre più grandi nei terminal”
Il futuro del gruppo terminalistico italo-tedesco è il nuovo progetto di terminal container a Damietta mentre in Italia la scommessa sono i trasporti door to door
Monaco (Germania) – All’edizione 2023 del Transport Logistic, puntuale come ad ogni edizione ell’evento fieritico tedesco, è apparsa presso lo stand del gruppo Eurogate e di Contship Italia la presidente Cecilia Eckelmann Battistelo accompagnata dalla presenza del marito e vertice aziendale Thomas Eckelmann e dal top management fra cui Alfredo Scalisi (amministratore delegato di La Spezia Container Terminal) e Matthieu Gasselin (amministratore delegato di Sogemar). Nell’occasione sono stati presentate le ultime e le prossime novità del gruppo in Mediterraneo, fra cui rispettivamente DriveMyBox in Italia e il nuovo terminal container che sorgerà nel porto di damietta in Egitto.
A margine del consueto cocktail serale, la presidente Battistello ha concesso a SHIPPING ITALY un’intervista ad ampio raggio sul terminalismo portuale e sulle prospettive di sviluppo del proprio business aziendale.
Dott.ssa Battistello partiamo dal terminalismo italiano, dove voi siete ancora presenti con Contship a La Spezia, Ravenna e Salerno. Che momento stanno passando i terminal container?
“Penso che generalmente, parlando non solo dell’Italia ma anche a livello mondiale, sarebbe veramente auspicabile e necessario vedere più volumi di container perchè gli investimenti nei terminal vanno fatti, le navi sono cresciute di stazza, di profondità e di dimensione, dunque dobbiamo trovare gli equipment. Se una volta si acquistava una gru, forse due, adesso si va a tre minimo, cinque con ordini di altre cinque da confermare. Si parla di milioni, milioni e milioni di euro. Dagli 8/9 milioni per gru siamo ai 12/13 milioni di oggi con gli aumenti e se non c’è limitazione alle previsioni di crescita sono decisioni da pesare e valutare molto attentamente.”
Questo significa che prevede un rallentamento negli investimenti nei vostri terminal nei prossimi anni?
“Non è pensabile rallentare, dal mio punto di vista. Anzi, bisogna prevenire possibili problemi.”
Al La Spezia Container Terminal, infatti, avete piani di crescita ambiziosi, sia lato infrastrutturale che lato equipment…
“Ambiziosi da un punto di vista di necessità. O investiamo o teniamo il vecchio porto che è un bel porto, un fazzolettino che fa miracoli, da sempre, ma non può non essere modernizzato e allargato e potenziato quello che c’è. E’ necessario.”
Il dominio di Msc in Italia e il consolidamento tra vettori marittimi in qualche modo vi preoccupa oppure pensate che ci siano ancora opportunità per terminal container indipendente come quelli di Contship?
“Potrebbe essere un’opportunità, il terminal deve essere efficiente, offrire servizi che la linea marittima non ha ancora, come i collegamenti ferroviari, ecc. I treni propri sicuramente possono essere una bella opportunità. Servizio, produttività, tariffe di mercato questo bisogna offrire.”
Per questo Contship da tempo sta integrando la filiera logistica con autotrasporto (DrivemyBox), ferrovia (Oceanogate) e il retroporto (Rail Hub Milano)?
“Contship è nata con lo slogan ‘We bring the ship to your factory’ perchè Angelo Ravano già a suo tempo vedeva il trasporto del contenitore come door-to-door. Meno male che adesso è chiaro che la cultura si deve adeguare a un cambiamento enorme. Il treno tutto sommato per le lunghe distanze è il più friendly di tutti i sistemi di trasporto, evita le congestioni. Però la cultura, l’uomo, noi dobbiamo adeguarci. Così come è stato lungo il cambiamento e la conversione dal trasporto navale delle merci convenzionali per le aziende che hanno dovuto adattarsi al contenitore, lo stesso lo vediamo anche con il cambiamento verso il door-to-door.”
Per voi, in prospettiva futura, la novità più interessante e promettente è il Nord Africa?
“Il vero grosso progetto è quello di Damietta, è un progetto enorme in Egitto”.
Solo opportunità o anche qualche preoccupazione?
“Le preoccupazioni fanno parte della vita; noi pensiamo che un Paese con oltre 100 milioni di abitanti come l’Egitto nella collocazione, nella geografia dove si trova, debba obbligatoriamente crescere e svilupparsi.”
Quindi il progetto Damietta lo vedete soprattutto come scalo gateway, non prevalentemente come transhipment?
“Decisamente! Se guardiamo cosa ha fatto il presidente Al-Sisi negli ultimi anni… basta andare al Cairo e guardare le infrastrutture. Fino a che c’è stato il supporto finanziario è cambiato il Paese”.
L’opportunità maggiore che vede nel futuro prossimo per il terminalismo portuale?
“Bella domanda! Che il Signore ci dia lunga vita in modo da poter passare ai più giovani l’esperienza che abbiamo accumulato in questi anni di vissuto. Perchè i cambiamenti oggi sono talmente rapidi, si è in un mondo digitale, di intelligenza artificiale… Errori che si fanno oggi pesano forse molto di più di errori che ai nostri tempi facevamo. Parlo da donna di 73 anni di età, 50 in questo lavoro. Mi riferisco anche alle sofferenze degli errori perchè si vivono anche a livello emotivo personale. Penso che la lezione dell’esperienza (che non sempre si considera) può essere di grande supporto per i giovani.”
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