Magra consolazione per Palumbo nel contenzioso dell’ex Cassaro a Messina
Il progetto di realizzare un cantiere per yacht fu bloccato nel 2006 da un vincolo della Soprintendenza, ma l’azienda campana recupererà solo tre anni di canone
Quando i cantieri navali Palumbo sbarcarono a Messina, nel 2006, rilevarono due dei lotti in concessione alla fallita Smeb, quello detto appunto “ex Smeb” di 50 mila mq circa e quello “ex Cassaro” di 25 mila mq. Inizia con questa ricostruzione la sentenza della sezione catanese del Tar della Sicilia che, salvo appelli, mette un punto fermo sulla non sempre lineare storia dell’insediamento industriale a Messina dell’azienda navalmeccanica partenopea, cassandone quasi per intero le pretese.
Palumbo aveva presentato un progetto che prevedeva l’attività di riparazione e trasformazione sull’area ex Smeb e la realizzazione di un cantiere nautico per la produzione di yacht sull’area ex Cassaro. La Soprintendenza ai Beni Culturali aveva bocciato però quest’ultimo progetto, prevedendo esso la demolizione di alcuni manufatti vincolati.
L’allora Autorità portuale di Messina impugnò il provvedimento della Soprintendenza ma senza successo, sicché Palumbo chiese all’ente portuale il riconoscimento del diritto al rimborso di quanto inutilmente versato sin dal momento di rilascio della concessione, incassandone però un rifiuto nel marzo 2015. Ne nacque un altro contenzioso, ma il Tar di Catania nel 2019 dichiarò il difetto di giurisdizione del giudice adito.
Sicché un anno fa Palumbo diffidò l’Autorità (intanto divenuta di sistema portuale) al pagamento del risarcimento del danno, ma l’ente ne contestò le tesi e poco dopo revocò la concessione, per quel che riguarda la zona ex Cassaro, a far data dall’agosto 2019, sulla base dell’intanto intervenuta “approvazione da parte dell’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente del Piano Regolatore Portuale del porto di Messina e Tremestieri che individua le aree ‘ex Cassaro’ non più compatibili, a far data dal 23/08/2019, con la realizzazione di un cantiere navale”.
Palumbo ha impugnato quindi tale revoca, chiedendone l’annullamento o la modifica nel senso quantomeno del riconoscimento di “un’adeguata riduzione del canone ai sensi dell’articolo 42 del codice della navigazione a partire dalla data di rilascio della concessione (data in cui la destinazione urbanistica dell’area ex Cassaro era incompatibile con la realizzazione di un cantiere navale in virtù della presenza dei vincoli apposti dalla locale Soprintendenza)”.
Il Tar ha però validato l’operato dell’Adsp, accogliendo la richiesta di Palumbo di una riduzione del canone (restituzione cioè di quanto versato), ma non a far data dal 2006, bensì solo a partire dall’agosto 2019 (cioè dalla data di revoca decisa ex post), perché solo da quella data l’area non avrebbe potuto essere adibita a cantiere navale, mentre prima avrebbe potuto esserlo progettandola in modo da rispettare il vincolo di non demolizione sollevato dalla Soprintendenza.
A.M.
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