Msc ha trasferito capacità di stiva dal trade transpacifico verso Asia, Europa e Africa
In pochi mesi la quota di flotta del primo armatore al mondo sulle rotte fra Far East e Nord America è passata dal 16 al 9%
Msc sembra aver ridistribuito le sue navi portacontainer lontano dai servizi di linea fra Asia e Nord America più velocemente di quanto abbiano fatto i competitor quando i noli hanno iniziato a scendere nella seconda metà del 2022. Lo evidenzia una ricerca di Alphaliner appena pubblicata.
Dal grafico elaborato, infatti, Msc risulta avere ora più tonnellaggio operativo sulle tratte fra Estremo Oriente e Europa (23%), Medio Oriente e subcontinente indiano (14%), servizi da/per l’Africa (13%) e sul commercio transatlantico (10%) rispetto alla rotta Asia – Nord America.
Solo il 9% della sua flotta è ora impiegata sul trade transpacifico, in calo rispetto al 16% dello scorso anno. In confronto, il 22% della flotta di A.P. Moller – Maersk è impiegato sui servizi Asia – Europa e il 18% sui servizi Asia – Nord America.
Secondo Alphaliner, il 21% di tutta la capacità di linea è ora attiva tra l’Estremo Oriente e l’Europa. Al secondo posto le linee fra Asia e Nord America con il 18% della capacità di trasporto marittimo di carichi containerizzati.
Questi numeri dicono che il primo armatore vede una debolezza della domanda (e probabilmente un eccesso di stiva) sulle linee che collegano le due sponde dell’Oceano Pacifico mentre ritiene più redditizio posizionare una quota maggiore della propria flotta e della relativa capacità di stiva sugli altri trade (in primis l’Asia – Europa).
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