“Quale che sia la riforma, lavoro regolato e articolo 17 restino centrali nei porti”
Convocato a Genova, il Coordinamento nazionale Filt Cgil delle Compagnie Uniche lancia messaggi a Governo e Parlamento
Genova – “Siamo in attesa di un testo, perché finora non ne abbiamo avuto segni, nemmeno a latere della audizioni che abbiamo recentemente svolto celle competenti commissioni parlamentari”.
A parlare è Amedeo d’Alessio, segretario nazionale della Filt Cgil, intervenuto a Genova in occasione del Coordinamento nazionale Filt Cgil delle Compagnie Uniche dei Porti italiani, un’iniziativa presa dal sindacato per “fare il punto sull’organizzazione del lavoro nei porti” (con focus in particolare sgli articoli 17, i fornitori di manodopera temporanea), in vista anche della riforma normativa da più parti ventilata: “Al momento rimbalzano come è noto diverse ipotesi, per lo più relativi agli assetti di governance. Pur non vedendo la necessità di un modello spagnolo, che pare fra i più in auge, non abbiamo preclusioni. Ma, oltre a chiedere al Governo le motivazioni alla base del cambiamento di una struttura normativa che per quasi 30 anni ha garantito la produttività del comparto e la tutela dei lavoratori, vorremmo ribadire alcuni punti fermi per la Filt: la natura di enti pubblici non economici delle Adsp e la preservazione della definizione di un mercato del lavoro regolato, da affrontare in un quadro di maggiore armonizzazione nazionale” ha spiegato d’Alessio.
Ad affiancare il rappresentante nazionale, focalizzandosi su quest’ultimo punto, è stato il segretario generale della Filt di Genova Enrico Poggi, ospite di un’iniziativa che ha visto approdare nel capoluogo ligure rappresentanti degli articoli 17 da ogni angolo d’Italia (da Trieste a Gioia Tauro, da Ravenna a Napoli, con diverse partecipazioni anche da remoto): “Sarebbe importante che nella riforma si parlasse anche di lavoro, non relegando il tema al solo Ccnl, perché gli argomenti non mancano. Dalla sicurezza alla definizione di lavoro usurante e di strumenti di accompagnamento all’esodo – riferimento non casuale al relativo fondo, elaborato nell’ultimo rinnovo contrattuale ma non ancora attivato – che evitino che dei sessantasettenni si trovino a manovrare gru in banchina come facevano a 20 anni. Che la politica si occupi di portualità anche in questo senso non può che trovarci favorevoli”.
Anche la scelta di Genova, primo porto italiano e sede della più grande compagnia portuale del paese, non è casuale per la Filt: “L’articolo 17 è e deve restare centrale, è un modello che va rafforzato e tutelato rispetto agli aggiramenti verificatisi negli anni. E qui si sono affinati strumenti come il comma 15bis (che consente l’intervento delle Autorità portuali in caso di problematiche finanziarie delle compagnie) che andrebbero resi applicabili uniformemente in tutti i porti. Ma il discorso vale anche per altri aspetti del lavoro portuale, penso in particolare all’autoproduzione, che qui siamo riusciti ad arginare, a differenza di altri scali dove l’assenza di un decreto attuativo crea l’humus ideale per violare la volontà del legislatore” ha aggiunto Poggi.
In attesa di un testo normativo, quindi, Filt Cgil non ha elaborato una proposta compiuta di ritocco all’articolo di 17, anche se qualche spiraglio filtra, sia relativo all’elaborazione di “meccanismi correttivi che tutelino le compagnie in periodi, come l’attuale, di bruschi cali di traffico rispetto alle previsioni”, sia “un’estensione antinflazione dell’articolo 199 del Decreto rilancio che tutelava le entrate die 17 dagli effetti della pandemia”.
Celebrato, prima dell’incontro, un ricordo dello storico sindacalista Gianfranco Angusti, fra i principali attori dell’elaborazione del primo contratto unico dei porti, recentemente scomparso. Due targhe (una dalla segreteria nazionale, l’altra dalla rappresentanza Filt di Gioia Tauro, “nel cui porto neonato Angusti portò la cultura del sindacato”) sono state donate alla famiglia e parole di cordoglio e sentita ammirazione per un “combattente” e un “maestro” sono state espresse da molti colleghi.
A.M.
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