Calvini (Madi Ventura): “Sperimenteremo i porti del Nord Europa”
Giudizi severi dall’imprenditore sui controlli alla merce negli scali liguri e sull’operato delle compagnie di navigazione
San Donato Milanese (Milano) – Intervenendo al ‘Business Meeting “Container Italy: integrazioni verticali e cambiamenti epocali”, organizzato a Milano da SHIPPING ITALY e SUPPLY CHAIN ITALY, l’amministratore delegato di Madi Ventura Giovanni Calvini ha consegnato alla platea una valutazione decisamente severa dei servizi logistici di cui si serve la sua azienda, sia per quel che riguarda la fase del trasporto marittimo, sia rispetto ai nodi portuali e alla barriera rappresentata dalla sanità marittima, cruciale per una realtà che di lavoro importa e tratta frutta secca.
Esempio eclatante delle difficoltà incontrate in questo ambito, per Madi Ventura, sono “due nostri container di mandorle sgusciate, che giacciono fermi a Vado Ligure dallo scorso 18 agosto dopo che era stato diramato un allarme sul fornitore”. Merce, evidenzia Calvini, del valore di 150mila dollari ma che all’azienda stanno costando anche di più considerate le spese per la sosta, quelle legali e quelle legate alla trasformazione che le mandorle dovranno affrontare, dato che la stessa autorità ha stabilito che dovranno essere pelate prima di poter essere messe in vendita per il consumo umano. Un caso che secondo l’imprenditore ligure è anche indicativo del “rapporto di sudditanza” che lega caricatori e trasportatori alle stesse autorità, reso possibile anche dalla stessa carenza di standardizzazione tra uffici di località diverse: “Paese che vai, sanità marittima che trovi”. E tali da far valutare alla azienda la possibilità di modificare il punto di approdo delle merci, oggi perlopiù sbarcate nei porti liguri: “Sperimenteremo sicuramente i porti del Nord Europa” è stato l’annuncio con cui l’ad di Madi Ventura ha concluso questa parte della sua disamina.
Calvini non ha però fatto sconti nemmeno alle compagnie di navigazione, messe sotto accusa non solo per i livelli astronomici dei noli raggiunti durante la pandemia, ma soprattutto per il peggioramento dei livelli di servizio osservato nello stesso arco di tempo: “Quella dello shipping è l’unica industria che ho visto regredire negli ultimi anni in termini di affidabilità del servizio” ha affermato, citando tra le possibili cause del declino anche l’affermarsi delle alleanze tra vettori che, per quanto di interesse dell’azienda, hanno limitato di molto l’offerta di servizi dagli Usa. “Siamo passati da transit time di 30-35 giorni a 50-55 giorni, cui poi ormai dobbiamo sommare 5 o 7 giorni per via delle congestioni portuali” ha aggiunto Calvini, segnalando come per Madi ventura, considerato il tipo di business (in parte stagionale, e non in grado di appoggiarsi a levati livelli di stock) eventuali ritardi siano particolarmente problematici.
Per dare una idea dei traffici gestiti, i volumi di Madi Ventura sono annualmente di “18mila tonnellate di merce, delle quali 14.300 viaggiano via nave. Riceviamo (con rese Fob) 900 Teu dagli Usa e 200 dalla Turchia e (con rese CiF) altri 110 Teu dal Cile e 300 da Israele”. Le restanti 3.700 tonnellate “sono camion che compriamo ex works”. Una lieve riduzione del numero di container in arrivo via mare, ha spiegato Calvini, potrà vedersi a seguito di quello che l’imprenditore ha descritto come un intervento di “reshoring della manodopera”. Con la pandemia e i noli alle stelle, ha ricordato Calvini, “abbiamo deciso di portare in Italia, nonostante il costo del lavoro più alto, l’attività di confezionamento di alcune merci, in modo da poter riempire al massimo di materia prima i container. E questo nonostante all’origine fosse presente la struttura industriale per svolgere questa stessa attività”. Con il termine dell’emergenza, ha concluso, il nuovo modello è rimasto in parte presente, anche se nel frattempo l’azienda ha anche rivisto le stesse modalità di confezionamento, passando “dalle vaschette alle buste”.
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