Carenza di personale sanitario, spedizionieri genovesi in rivolta
Spediporto accusa il Ministero della Salute: “Scenario desolante, inutile realizzare infrastrutture se non si risolvono problemi ordinari come questo”
È “incredibile” e “desolante” secondo Spediporto, l’associazione degli Spedizionieri genovesi, la situazione dei controlli sanitari nel porto di Genova.
“I numeri – spiega il direttore generale Giampaolo Botta – parlano chiaro. Gli uffici Uvac (Uffici veterinari per gli adempimenti comunitari) e Pcf (Posti di controllo frontalieri) di Genova e Vado Ligure sono passati da 32 unità operative nel 2022 ad appena 14 nel 2023, con un decremento del 56,23%. Di questi solo 4 sono medici, gli altri sono, invece, tecnici o amministrativi. Una situazione insostenibile, soprattutto per il numero di partite di merce che questa ridottissima squadra di operatori si trova a dover controllare: per quanto riguarda i prodotti di origine animale stimiamo che possano essere circa 150.000 i contenitori sottoposti annualmente a controlli nei porti di Genova e Vado Ligure, pari al 25% dell’intero traffico nazionale, mentre, sulle merci di origine vegetale potremmo arrivare a oltre 100.000 container, un dato che rappresenta il 50% del traffico nazionale. Pensare, dunque, che un’essenziale attività di sicurezza sanitaria venga svolta soltanto da 4 medici è pericoloso per i cittadini oltreché irrispettoso anche nei confronti di chi deve sobbarcarsi questa titanica impresa”.
Cosa voglia dire tutto questo in termini di lavoro per i medici “superstiti” è presto detto: “Ogni giorno sono chiamati a rilasciare tra i 400 e i 500 certificati. Una situazione davvero insostenibile” spiega Botta lanciando la richiesta al Ministero della Salute di rinforzare gli organici degli enti preposti a queste attività essenziali: “Il problema è di vasta portata e riguarda non solo i Pcf ma anche gli altri enti coinvolti come Arpal e Agecontrol. Peraltro, proprio nel nuovo anno, i controlli richiesti dalle normative europee cresceranno ulteriormente e il porto di Genova si troverà a dover sostenere una mole di lavoro molto elevata. Una situazione critica che si potrà verificare anche in altri hub strategici come Milano Malpensa o i porti di Trieste e di Venezia. Senza dimenticare i nuovi controlli per la normativa Reach”.
Secondo Botta il Ministero della Salute, pur conoscendo nel dettaglio gli elementi critici, non ha saputo fornire soluzioni: “Il porto di Genova rappresenta un tassello essenziale per l’economia nazionale, la logistica è il settore più importante dell’industria italiana. Possiamo fare tutti gli investimenti che vogliamo, studiare la realizzazione di tutte le infrastrutture possibili e immaginabili, ma se, poi, ci troviamo di fronte a queste situazioni assurde, che si vivono nella quotidianità, il lavoro svolto per dare sviluppo ai nostri porti finisce per perdere credibilità. Ci opporremo a questo sfascio, facendo sentire la voce degli operatori in tutte le sedi in cui riterremo opportuno farlo”.
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