Demolizioni navali: Msc e altri big nella ‘lista nera’ di Ngo Shipbreaking Platform
Evergreen, Gearbulk, Green Reefers, Maersk, Sinokor e Zodiac Group Monaco sono infatti altre realtà armatoriali che secondo la Ong si sono distinte nel 2023 per numero di navi smaltite in condizioni sub standard
Tra gli armatori e le compagnie che nel 2023 hanno dismesso navi destinate alla demolizione e allo smaltimento, il titolo di ‘peggiore’ va a Mediterranean Shipping Company. A collocare il gruppo fondato da Gianluigi Aponte in cima alla sua lista dei cattivi è la Ong Shipbreaking Platform, che ha appena pubblicato il suo consueto report annuale, in cui ha passato in rassegna lo smantellamento di un totale di 446 unità. Di queste, sono state 325 quelle che hanno terminato la loro vita in India, Bangladesh o Pakistan, dove la demolizione è tradizionalmente svolta tramite spiaggiamento, e tra loro ben 14 facevano capo al gruppo svizzero.
Più precisamente – scrive l’organizzazione, da anni impegnata nell’invocare condizioni migliori per questa attività in tutto il mondo e nello stigmatizzare gli stabilimenti che operano in condizioni sub standard – Msc risulta essere stata sia beneficial owner sia operatore commerciale delle navi Msc Floriana, Msc Giovanna, Msc Veronique, Msc Pilar, Msc Lucia, Msc Kerry, Msc Nicole, Msc Federica, Msc Erminia, Msc Maria, Msc Jasmine, Msc Denisse, Msc Levina e Msc Chiara, tutte costruite tra il 1985 e il 1995, battenti bandiera liberiana o panamense, e smantellate sulle spiagge di Alang. Secondo Ngo Shipbreaking Platform, la Msc Floriana e la Msc Giovanna in particolare avrebbero violato la normativa sull’esportazione di rifiuti pericolosi da paesi Ocse ad altri non Ocse, avendo raggiunto la loro meta finale, in India, partendo da località situate in Spagna e Turchia. “Paradossalmente, Msc si è recentemente impegnata a impedire che noti esportatori illegali di rifiuti utilizzino le sue navi per mettere in atto traffici illegali di questo tipo” ha commentato Nicola Mulinaris, senior communication e policy advisor dell’organizzazione, che oltre a bollarne come “vergognoso” il comportamento, ha chiesto alla compagnia di “assumere lo stesso impegno per quanto riguarda i propri rifiuti tossici”, ovvero le stesse navi.
Ciò detto, il gruppo svizzero si trova comunque in ‘buona’ compagnia. Evergreen, Gearbulk, Green Reefers, Maersk, Sinokor e Zodiac Group Monaco sono infatti altre realtà armatoriali che secondo Ngo Shipbreaking Platform si sono distinte nel 2023 per numero di navi demolite in condizioni sub standard. Guardando in particolare al segmento container, a Maersk sono ascrivibili tre navi demolite in India, a Evergreen altre quattro. Wan Hai risulta avere demolite nove unità, di cui due in India, sei in Indonesia e una in Bahrain. Hapag Lloyd ha invece smantellato due navi ad Aliaga in Turchia. Sebbene solitamente le condizioni degli stabilimenti turchi siano ritenute migliori rispetto a quelle in cui operano i demolitori del Sud Est Asiatico, secondo l’organizzazione anche queste mostrano criticità in particolare rispetto all’inquinamento ambientale e alla sicurezza e al benessere dei lavoratori impiegati.
Tra le navi smantellate nei cantieri turchi nel 2023 figura anche l’unica ‘italiana’ dell’elenco, ovvero la Amedeo Matacena, nave rimasta a lungo in disarmo a Reggio Calabria dopo una controversia giudiziaria e trasferita nel novembre del 2022 in un non meglio precisato cantiere di Aliaga per demolizione.
Da segnalare infine che l’Italia anche per il 2023 risulta del tutto assente dall’ultimo report di Ngo Shipbreaking Platform come destinazione di navi giunte al fine vita. Lo stesso non si può dire di diversi altri paesi europei, Ue o meno, che invece hanno portato avanti questa attività anche lo scorso anno. In particolare, secondo il report, nel 2023 hanno concluso la loro esistenza nel Vecchio Continente 31 unità: tra loro nove navi che sono state demolite in Danimarca, sette smantellate in Belgio (tra loro la Sea Watch 3), sei in Norvegia, tre nei Paesi Bassi, due nel Regno Unito, due in Spagna, infine una in Francia e una in Ucraina.
F.M.
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